Oltre 200.000 libri venduti in poco più di tre anni.
Il premio 2014 della trasmissione Fahrehneit come "miglior libro". Dimentica il mio Nome, in poco più di tre mesi ha già raggiunto le 95.000 copie di tiratura.
Un murale alla stazione metro di Rebibbia.
Collaborazioni con alcuni dei maggiori giornali in Italia, tra cui Internazionale, che ha ospitato il suo reportage a fumetti su Kobane, baluardo di resistenza del popolo Curdo contro l'Isis.
Sabato 7 febbraio, l'artefice di tutto questo sarà a Sarzana!
Michele Rech ovvero ZEROCALCARE, fenomeno editoriale assoluto, incontrerà il pubblico di Comic House!
Il premio 2014 della trasmissione Fahrehneit come "miglior libro". Dimentica il mio Nome, in poco più di tre mesi ha già raggiunto le 95.000 copie di tiratura.
Un murale alla stazione metro di Rebibbia.
Collaborazioni con alcuni dei maggiori giornali in Italia, tra cui Internazionale, che ha ospitato il suo reportage a fumetti su Kobane, baluardo di resistenza del popolo Curdo contro l'Isis.
Sabato 7 febbraio, l'artefice di tutto questo sarà a Sarzana!
Michele Rech ovvero ZEROCALCARE, fenomeno editoriale assoluto, incontrerà il pubblico di Comic House!
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Dimentica il mio nome è
una ficata colossale.
Ammesso
questo decisivo dettaglio, passando a una visione oggettiva, Dimentica il mio nome rimane comunque
una ficata colossale, perché è ben scritto, perché ha un ritmo fortissimo,
perché è la conclusione di un progetto (iniziato con La profezia dell’armadillo) e perché è una storia intensissima.
Zerocalcare, intervista per WIRED a Lucca Comics 2014
Ogni volta
che Zerocalcare ha scritto qualcosa, mi sono riconosciuta in almeno uno dei
dettagli che metteva a fuoco in un fumetto. Questo perché Zerocalcare ha un
modo di scrivere, di raccontarti la quotidianità, così forte da coinvolgerti.
Sempre. Pure quando parla della vita a Rebibbia, che tu non hai mai nemmeno
visto (Rebibbia, non la vita).
Dimentica il mio nome è un libro che
divori.
Io l’ho
letto mentre ero ospite un weekend a casa di un ragazzo. C’eravamo io e un
ragazzo, soli, un weekend, in casa, che ci ammazzavamo di toast, vino e
Zerocalcare. Altro che sesso, droga e rock’n’roll.
Va beh,
questa digressione era solo un esempio per far capire quanto prende ‘sto libro.
Cioè: sì che noi due potevamo fare dell’altro, ma ti viene proprio voglia di
annullare tutta la vita fuori e startene seduto lì a leggere cosa succede,
pagina dopo pagina. Peggio di Game of Thrones, insomma.
Lo sviluppo
di una storia di per sé triste, quale la perdita di un familiare, prende una
piega anticonvenzionale fin dall’inizio. Ti fa immedesimare in quel ragazzo
travolto da tutti i segreti che racchiudevano una storia, la sua stessa storia,
della sua stessa famiglia, di cui lui era assolutamente inconsapevole. Ti ci
rivedi pure te, nel bosco, sperso nel nulla, a combattere contro le tue paure.
Questo
fumetto sta vendendo tantissimo, Zerocalcare a ogni presentazione ha file
interminabili di persone che vogliono un suo autografo (come ha scritto Andy
Ventura “non è Lucca Comics se Zerocalcare non ha una fila che parte
direttamente dal casello di Lucca est”).
E,
incredibilmente per me, un fenomeno così di massa, continua a piacermi, non
perché sia schiava del pensiero unico dell’hipster medio per cui se lo conosci
solo tu è un capolavoro mentre se piace a tutti fa schifo. No, non per questo,
ma perché, nonostante tutte le copie vendute, nonostante la decisa notorietà,
insomma, nonostante le luci della ribalta, Zerocalcare continua a scrivere cose
che mi piacciono da morire, che mi fanno ridere, che mi fanno ricordare i
grandi maestri del passato (quali Ken Shiro) e, soprattutto, Zerocalcare
continua a essere, sotto i miei occhi, ancora autentico. E quindi, correte a
comprare quelle ficata colossale che è Dimentica
il mio nome. O fatevi almeno ospitare da chi ne ha già una copia.
Recensione di Flavia
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