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domenica 1 dicembre 2013

Linea 77 e Asino live al Juxe Tap di Sarzana il 28-11-2013 // Recensione di Flavia e intervista di Francesca

Ecco la recensione,a cura di Flavia, del concerto che i Linea 77(opening act: Asino)hanno tenuto al Jux Tap di Sarzana il 28-11-2013.Qui invece potete riascoltare l'intervista che Francesca ha realizzato durante "Melin Pop" a Nitto,vocalist della band.

Ad aprire il concerto dei Linea 77 c’erano i nostri concittadini apuani Asino. Degli e sugli Asino c’è poco da scrivere, sono senza dubbio una delle realtà migliori della scena apuana. Il duo nella nuova formazione si è trasformato in un quartetto: dopo l’entrata in scena dell’asinosauro è la volta - alle tastiere e alle coppe del Mondo (cit.) - di Diego Armando Maradona. Orso e Giacomo suonano sotto il palco e il pubblico sta loro attorno come in un grande abbraccio. Dalla mia posizione vedo le spalle di Orso e il suo ancheggiare e sculettare, oltre che le sue mutande (che erano grigie, nda per i fans più fetish), che da davanti mi sarei persa - e mi sarei persa molto.
Gli Asino non sono solo due animali, sono pure due animali da palcoscenico che reggono bene ogni situazione e lo sanno. E sanno che noi lo sappiamo.
Con “Lui era contentissimo” e “Mi sono bruciato con i coriandoli” (che vede uno stage diving del dinosauro, componente primaria del gruppo) i ragazzi ci salutano, smontano e noi siamo pronti per i Linea.
Dopo non troppa attesa ecco sfilare, l’uno dopo l’altro, i Linea sul palco. Entrano in scena sulla registrazione di Monicelli da cui hanno preso una citazione per il loro ep “La speranza è una trappola” ed è proprio con il primo singolo di questo ep che aprono le danze: “Il veleno” inizia a farci saltare, subito dopo parte “Sempre meglio” ed il trio d’overture si conclude con “Evoluzione”.
Si riparte subito dopo con “La speranza è un trappola” poi è la volta di “66”.
“66” ha qualcosa di magico dentro. Ha qualcosa che, quando la canti a squarcia gola, con il pulsare del tuo cuore tutto dentro alle mani che tengono la transenna e il vibrare di quella transenna è il vibrare simbiotico delle tue urla e dell’impianto, ecco, succede che mentre la urli ti compaiono, come diapositive proiettate dal cervello, quelle facce che erano tutto quello che desideravi avere tempo fa. D’improvviso ti rendi conto che il fatto che siano il tuo passato che non tornerà è la cosa  migliore che ti possa accadere.
Insomma, urlare “66” ad un live dei Linea è un po’ come andarsi a ricaricare a una fonte sempiterna di energia che ti dice di mandarli affanculo tutti, è a questa fonte che ti rendi veramente conto che non c'è più spazio per le indecisioni,  prendere o lasciare, accettare di cadere ancora.
In poche parole, quello lì è davvero un bel momento. Senti il disgregarsi di quelle diapositive mentali e, in un attimo, ti senti libera. Come se tu avessi urlato fuori tutta la rabbia e la delusione che alcune persone ti hanno procurato in tutto questo tempo.
Dopo questa (almeno mia personalissima) catarsi parte “Un uomo in meno” e il tuo urlare a pieni polmoni che sembra sempre che il progresso non sia altro che passare da un errore all'altro fa sì che da quella rabbia sputata fuori fino ad un attimo prima tu possa riprendere quello che di sano c’è, anche nella rabbia. Perché in fondo gridavo "ti odio senza pensarci, dimenticandomi di amarti".
Sì, insomma, siamo umani ed errare è umano, ma secondo me lo è pure perseverare. Magari però è importante perseverare con errori nuovi, ecco tutto.
Da qui parte un medley che inizia con la cover di “Walk like an Egyptian”, passa poi a “Moka” e si conclude con “Vertigine”. Seguono “L’involuzione della specie”, “La musica è finita”, “La caduta”, “Tu menti” splendida cover dei CCCP e “Mi vida”. A questo punto i ragazzi scendono dal palco, ma dopo una manciata di minuti rieccoli, armati di birrette, per le ultime tre canzoni, quelle che stavamo aspettando elettrizzati: “Inno all’odio”, “Il mostro” e “Fantasma”.
Le ultime canzoni ci fanno urlare e saltare contro la transenna tanto da perdere il fiato.
E, per citare Daria, compagna di transenna ad intermittenza: stasera abbiamo tutti diciannove anni.
Grandi. Nient’altro. Solo grandi.
                                                                                
                                                                              Testo di Flavia

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