Ecco la recensione del concerto che i Marta Sui Tubi hanno tenuto al Baraonda di Massa il 29-11-2013.Qui invece potete riascoltare l'intervista che Francesca ha realizzato per "Meltin Pop" a Giovanni Gulino,frontman della band.
Entriamo al Baraonda verso le dieci e c’è già un po’ di gente, come noi, in trepidante attesa di vedere i Marta sui tubi, tornati sulla West coast dopo un paio di anni. Alcuni irriducibili hanno già creato una specie di fortino attaccato alla transenna, e allora ci mettiamo esattamente dietro di loro, con alle spalle tanta altra gente che continuava ad entrare e di fronte l’asta del microfono di Giovanni.
Lo spettacolo inizia verso mezzanotte,i Marta entrano sul palco e iniziano il concerto sottovoce con “Perché non pesi niente”, ma i volumi aumentano dopo pochi attimi. La seconda canzone,“Cristiana”,ci fa cantare all’unisono. Eh, "se solo quei se diventassero sì", penso io, con un po’ di sentito rammarico. Subito dopo è la volta di “Dispari” a cui segue “Il collezionista di vizi”. Mentre ascolto e canto penso a quando è stata l’ultima volta che sia stata io a scegliere e a decidere di farmi male. A questo punto del concerto i Marta dedicano un po’ del loro e del nostro tempo a ricordare qualcuno che meriterebbe sempre un po’ di tempo, e sicuramente ne avrebbe meritato molto più di quanto abbia avuto in vita; “Negghia” è una poesia di Peppino Impastato, in dialetto siciliano, che hanno musicato e portano sui palchi di tutta Italia.
Seguono poi “Di vino”, “Dominique”, “6 dicembre”, “Il primo volo”, “La ladra” e “La spesa”. È adesso che decidono di farci scaldare come si deve con “L’unica cosa” durante la quale parte un mezzo timido pogo, ma il fortino sopracitato non dà scampo e l’immobilismo la fa da padrona. Con “Camerieri”, “Cromatica” e “Vorrei” si vola verso la fine del concerto e i cinque prima di scivolare tra le oscurità del backstage, ricordano Lucio Dalla con “Le rondini” il testo recitato durante il suo funerale dal suo compagno, Marco.
Dopo pochi minuti i Marta sui tubi rientrano e ci salutano come si deve con “Tre”, “Cinestetica”, “Post” dopodiché ci augurano un buon viaggio con “Coincidenze”.
Ora potrei stare qui a raccontarvi di quando Giovanni mi ha dato una carezza sul viso, che sarebbe stato un bellissimo momento se solo non fosse che era appena uscito dal bagno e non si era lavato le mani.
Oppure di quando volevo picchiare Mattia perché mi stava dando molti più anni di quanti ne abbia.
O della disquisizione filosofica avuta sempre con Mattia e dei suoi amarcord dei limoni adolescenziali che avvenivano proprio al Baraonda.
O della gentilezza con cui Carmelo si è prestato a farci foto.
O del vodkaorange in preda del quale ho promesso di andarli a sentire a Berlino.
Ma non lo farò, perché tutto questo è un concerto dei Marta e tutto questo voi dovete andare a viverlo, perché è bellissimo.
Lo spettacolo inizia verso mezzanotte,i Marta entrano sul palco e iniziano il concerto sottovoce con “Perché non pesi niente”, ma i volumi aumentano dopo pochi attimi. La seconda canzone,“Cristiana”,ci fa cantare all’unisono. Eh, "se solo quei se diventassero sì", penso io, con un po’ di sentito rammarico. Subito dopo è la volta di “Dispari” a cui segue “Il collezionista di vizi”. Mentre ascolto e canto penso a quando è stata l’ultima volta che sia stata io a scegliere e a decidere di farmi male. A questo punto del concerto i Marta dedicano un po’ del loro e del nostro tempo a ricordare qualcuno che meriterebbe sempre un po’ di tempo, e sicuramente ne avrebbe meritato molto più di quanto abbia avuto in vita; “Negghia” è una poesia di Peppino Impastato, in dialetto siciliano, che hanno musicato e portano sui palchi di tutta Italia.
Seguono poi “Di vino”, “Dominique”, “6 dicembre”, “Il primo volo”, “La ladra” e “La spesa”. È adesso che decidono di farci scaldare come si deve con “L’unica cosa” durante la quale parte un mezzo timido pogo, ma il fortino sopracitato non dà scampo e l’immobilismo la fa da padrona. Con “Camerieri”, “Cromatica” e “Vorrei” si vola verso la fine del concerto e i cinque prima di scivolare tra le oscurità del backstage, ricordano Lucio Dalla con “Le rondini” il testo recitato durante il suo funerale dal suo compagno, Marco.
Dopo pochi minuti i Marta sui tubi rientrano e ci salutano come si deve con “Tre”, “Cinestetica”, “Post” dopodiché ci augurano un buon viaggio con “Coincidenze”.
Ora potrei stare qui a raccontarvi di quando Giovanni mi ha dato una carezza sul viso, che sarebbe stato un bellissimo momento se solo non fosse che era appena uscito dal bagno e non si era lavato le mani.
Oppure di quando volevo picchiare Mattia perché mi stava dando molti più anni di quanti ne abbia.
O della disquisizione filosofica avuta sempre con Mattia e dei suoi amarcord dei limoni adolescenziali che avvenivano proprio al Baraonda.
O della gentilezza con cui Carmelo si è prestato a farci foto.
O del vodkaorange in preda del quale ho promesso di andarli a sentire a Berlino.
Ma non lo farò, perché tutto questo è un concerto dei Marta e tutto questo voi dovete andare a viverlo, perché è bellissimo.
Recensione di Flavia
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