STORIE CHE DIVENTANO ALTRE STORIE
di Andrea Buffa
Questa cosa la scrivo per
Maurizio Castagna, Riserva Indie e il suo pubblico che è stato il primo
pubblico che io abbia mai avuto, che mi ha regalato un po’ delle energie che
servono per andare avanti nel mio lavoro
bellissimo e un po’ strambo al quale, quindi, devo moltissimo.
Io, gli ascoltatori di Riserva Indie lo sanno, faccio il “cantautore”.
Certo, se vai in comune per fare la carta d’identità l’impiegato dell’anagrafe
fa esplodere il PC nel tentativo vano di trovare questa cosa nel campo
“professioni”. Magari è anche per questa ragione, inconsciamente spinto da
questo mancato riconoscimento anagrafico, che ho iniziato a fare un altro
lavoro: quello di scrivere dei copioni di teatro di narrazione e interpretarli
su un palco, accompagnato dai musicisti che sono con me da sempre.
Artisticamente sono state grosse soddisfazioni e adesso faccio due
lavori che, come immaginerete, comportano dei guadagni così ingenti che il
Governo di “large intese” ha dovuto fare una “finanziaria” solo per me! Al di
là delle soddisfazioni economiche, però, il problema non è migliorato, anzi.
Se devo essere sincero non credo sia colpa solo del “sistema” che non
riconosce professioni come la mia. Una settimana fa, dopo avere perso per
l’ennesima volta il portafogli con tutti i documenti, sono andato a rifare la
carta di identità.
-
“professione?”
-
“Bhe, ecco, cioè, suono ma scrivo anche le
canzoni e poi faccio delle cose più lunghe, di teatro di narrazione che
poi interpreto”
-
…
-
“Scrivo, canto, recito…”
-
…
-
“Scriba?”
-
“No, scriba no. Mica siamo nell’antico Egitto.
Poi, dico, c’è scriba e non cantautore o autore???”
-
“Allora metto MUSICISTA”
Ho detto di sì, perché, oggettivamente, non ne saremmo mai venuti a
capo, ma l’ho detto pieno di vergogna.
Io faccio con una certa difficolta il barré in terza posizione e dire
che sono un “musicista” implica che Gabriele o Sonia abbiamo scritto sulla
carta di identità, alla voce professione, come minimo: BACH!
Vabbé, mi sono dilungato un po’ ma lo faccio sempre anche davanti ai
microfoni della radio e Maurizio lo sa bene.
Domani, 11 giugno 2013, esce “Il
sogno di volare” di Carlo Lucarelli:
è il romanzo che Carlo ha scritto spinto dalla canzone che da il titolo al mio
primo disco. La canzone, l’ha detto lui davanti a delle telecamere, è un po’ il
filo narrativo del romanzo e la si trova in più parti.
Storie che diventano altre storie, appunto.
È una cosa bellissima che fa parte del mio lavoro. Sicuramente
dell’essere cantautore. Io scrivo una cosa, con dentro un’emozione e una storia
che la raffigura. Poi la canto. Da quel momento in poi, quello che ho scritto
va per la sua strada, portato da chi ha ascoltato. La cosa bella e che,
all’inizio, era un po’ incredibile, è che non è affatto detto che sia vicina a
quella che ho fatto io.
In qualche misura credo che sia successa la stessa cosa con il romanzo
di Carlo così, da domani, ci saranno in giro due “Il sogno di volare”, il “mio” e quello che dal mio è passato
attraverso la testa, l’anima e le parole di Carlo.
Non so se questa cosa rappresenterà un qualche tipo di svolta sotto il
profilo pratico nella mia carriera di artista so, però, che qualunque strada
faccia “Il sogno di volare” di Carlo dalla mia canzone è nata un’altra storia
che, immagino, abbia fato godere e un po’ dannare Carlo e farà godere
tantissime altre persone. Questo mi sembra un risultato importante. Questo mi
piace moltissimo.
Domani sera, se Carlo non ha esagerato con le pagine, saprò dove porta
il suo “Il sogno di volare” e saprò anche se “Il cane”, il serial killer che insanguina le sue pagine assomiglia
al mio, che sta nella traccia “due” del disco nuovo.
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