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sabato 18 settembre 2021

I CONCERTI AL TEMPO DELLA PANDEMIA - CAPITOLO 6 #COMEWITHME - IL DIARIO SEGRETO DELLA LEGGENDA - A CURA DI MARIALAURA CORREDI

 


Ed eccoci giunti all’ultima pagina del diario che un noto musicista (rimasto anonimo ma identificato da diversi lettori) ha tenuto nel corso dell’estate per documentare la sua tournée. Speriamo vi siate emozionati e divertiti come è capitato a me nel trascrivere le vicende per il blog di Riserva Indie, non mancando di fare editing a beneficio della sgrammaticata prosa del nostro eroe e mascherando i segreti più inconfessabili con una sfilza di omissis. Per un tour che si chiude, vi è sempre una nuova porta che si apre. Quale sarà mai?



Marialaura Corredi – Montecatini Terme – estate 2021

#6 – Come with me

Domani ho l’ultimo concerto del mio tour estivo chitarra e voce. Suono nel giardinetto esterno di un locale in pieno centro a omissis. Capita a fagiolo, infatti vado su con un giorno d’anticipo perché ho un appuntamento negli studi televisivi di omissis, che si trovano appena fuori città. Sono stato convocato per fare il giudice nella nuova stagione di omissis! Il principale talent show musicale al mondo mi vuole alla sua corte, senza dubbio per legittimarsi sul piano artistico, cosa che nelle precedenti edizioni è un po’ mancata in favore di una più marcata spettacolarizzazione. Chiaro, io questi programmi li ho sempre disprezzati, ma vuoi mettere il ritorno? Fama, successo e ancora più donne a mia disposizione! Entro sbandierando il green pass e la lettera col sigillo dell’emittente e mi guardo a una vetrata nella hall. Ho messo una delle camicie sgargianti che caratterizzano le mie uscite pubbliche, soprattutto i concerti che facevo con gli omissis prima della pandemia. Morbida seta color pistacchio che fa pendant con la tracolla della chitarra, solo che la chitarra non ce l’ho con me.


Mentre mi accingo a prendere l’ascensore e salire a un piano a caso (non voglio fare la figura del parvenu spaesato che non sa dove rigirarsi), vedo arrivare omissis, la giudice più famosa di omissis, un’anziana signora con l’aria da casalinga che dopo una vita di clausura se la vuole spassare in tarda età. Nessuno ha mai capito grazie a quali credenziali sia diventata uno tra i personaggi televisivi più conosciuti. A me sembra la parodia di quell’attore che si vestiva da donna e faceva la Coriandoli. In ogni caso, è una potenza qui dentro, e dovendoci lavorare insieme sarà bene entrare sin da subito nelle sue grazie. Perciò le vado incontro affabilmente.
“Ciao omissis!”, la saluto.
Lei mi guarda un istante, quindi tira fuori gli occhiali e li inforca e mi guarda di nuovo, poi se li toglie.
“E tu chi cazzo sei?”, mi dice di rimando.
“Io sono una leggenda.”
“Sì, una leggenda metropolitana… ma chi ti conosce?”
“Sono il nuovo giudice di omissis”, le spiego trionfalmente, “per me è un onore collaborare con te!”
See, ti piacerebbe! Gli altri giudici oltre a me anche se non sono stati annunciati ufficialmente si sanno già da un pezzo, e tu non sei uno di loro… Cribbio, qualcuno mi può togliere dai piedi questo sciroccato?”
Pressoché in contemporanea, omissis gira i tacchi e al suo posto compaiono tre nerboruti vigilantes pronti a ridurmi in poltiglia su editto della mia perfida collega di giuria musicale.


Protesto la mia innocenza e mostro la lettera che ho ricevuto. Uno degli energumeni farfuglia il numero del piano e dell’ufficio dove devo recarmi e lo squadrone della morte mi scorta fino all’ascensore per sincerarsi che non faccia altri gesti inconsulti.
Vengo quindi ricevuto da uno della produzione, che esamina la mia candidatura a giudice di omissis e infine sentenzia che non c’è nessuna poltrona di giudice che mi aspetta.
“Lei non ha capito niente. In questa lettera le proponiamo di fare il concorrente a omissis.”
“E che roba sarebbe?”
“È un programma dove partecipano vecchi cantanti falliti di cui non si ricorda più nessuno, che cercano di ispirare pietà nel pubblico per ottenere una seconda chance nel mondo della musica.”
“E io sarei un vecchio cantante fallito? Io sono una leggenda!”
“Certo, come no.” L’impiegato si alza e prende un libro da uno scaffale alle sue spalle. Mi mostra la copertina. È una specie di bignami della musica italiana. Sfoglia rapidamente le prime pagine per trovare sull’indice ciò che cerca.
“C’è una parte dove si parla della scena di omissis. Guardi, legga pure da solo.”
Mi mette in mano il volume aperto al capitolo sui gruppi della mia città. A noi omissis è riservato giusto un trafiletto di poche righe. Gli omissis invece, i nostri acerrimi rivali, quelli col chitarrista mio omonimo che si sono venduti al successo non appena hanno annusato l’odore dei soldi, vengono definiti un gruppo leggendario [sic] e descritti come gli unici esponenti credibili e longevi usciti dalle cantine di omissis in entusiastiche colonne piene di minuziosi elogi alla loro insipida produzione discografica, all’impatto multigenerazionale delle loro insulse canzoni e al carisma di quel pagliaccio del loro cantante.
Appoggio il libro sulla scrivania, consapevole della situazione. In definitiva, in questi tempi incerti non ci si può permettere di rinunciare a cuor leggero a certe occasioni. Gli sto già per chiedere di farmi firmare il contratto.


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