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mercoledì 24 marzo 2021

FABIO ROSSI (CLASSIC ROCK) RACCONTA "BATHORY, LA BAND CHE CAMBIO' L'HEAVY METAL " - INTERVISTA A CURA DI MAURIZIO CASTAGNA E A.CUBIZZARI

 


Abbiamo fatto qualche domanda a Fabio Rossi, giornalista di Classic Rock e autore del recentissimo "Bathory, la band che cambiò l'heavy metal" per la collana Voices de L'Officina di Hank, libro che tratta tutte le fasi della carriera dei Bathory. 


Ciao Fabio e grazie per la tua disponibilità. Partiamo dal principio. Come ti sei avvicinato alla musica dei Bathory e del suo leader Quorthon? Come ti è venuta l'idea del libro?

Salve a tutti. Sono un grande appassionato del genere metal, non solo nella forma classica (Judas Priest, Iron Maiden, Saxon, Motörhead) ma anche in quella più estrema (Brutal Truth, Napalm Death, Cannibal Corpse, Satyricon e via discorrendo). I Bathory li ho sempre amati sia nel periodo black sia in quello viking; reputo, invece, la virata verso il thrash il punto più debole della loro carriera; insomma, nel genere preferisco di gran lunga Slayer, Sepultura (con Max Cavalera), Megadeth, Kreator e Metallica (fino al Black Album). Avevo pubblicato già tre libri (“Quando il Rock divenne musica colta: Storia del Prog”, “Rory Gallagher: il bluesman con la camicia a quadri”, “Emotion, Love & Power: l’epopea degli Emerson, Lake & Palmer”) nessuno, quindi, sul metal e qualche amico con il quale ho condiviso tanti concerti si stava già incazzando. Ho scelto, pertanto, di affrontare l’heavy partendo dai Bathory soprattutto perché non esistono libri in italiano (e non solo) su di loro e mi pareva giusto colmare quest’incomprensibile lacuna.    

Bathory e Quorthon sono due nomi ammantati da un’aura leggendaria, in parte forse anche in virtù di un’esposizione mediatica assai parsimoniosa e davvero d’altri tempi. In tal senso, è stato difficile il lavoro di ricerca e come si è articolato il lavoro medesimo?

Ho trovato molteplici difficoltà nello scrivere la monografia su Rory Gallagher per l’esiguità del materiale a disposizione ma in confronto è stata una passeggiata rispetto al saggio su Quorthon e i suoi Bathory. C’è pochissimo in giro per cui aver realizzato questo libro mi riempie di orgoglio. Un grande aiuto me l’ha dato il saggista romano Flavio Adducci autore dell’imperdibile “Benvenuti all'inferno! Storia delle origini del black metal”, uscito per Officina di Hank nel novembre 2020. Flavio, peraltro, è anche l’autore della prefazione del mio libro. Sono soddisfatto del risultato finale e aspetto il giudizio dei lettori e della critica.

Il percorso musicale di Bathory si è districato tra il primordiale black metal a sfondo anticristiano e un approccio più vicino all’epica vichinga, senza dimenticare incursioni nel thrash. Dove si può riscontrare a suo avviso il picco creativo di Quorthon, o comunque quello rivelatosi più influente per (parafrasando il titolo del libro) cambiare l’heavy metal?

Penso che Blood Fire Death rappresenti un’ideale testa di ponte tra il black e il viking e, pertanto, è anche il disco più importante dei Bathory. Comunque, è molto difficile fare una graduatoria perché, a parte Requiem, Octagon e Destroyer of Worlds, tutti i lavori dei Bathory sono estremamente interessanti e meritevoli di attenzione.

Bathory si caratterizza sostanzialmente come un progetto da studio, e rare sono state le apparizioni live. Ipotizzando che Quorthon non fosse venuto prematuramente a mancare, ritiene che anche lui avrebbe ceduto alle immancabili operazioni di cassa (pre pandemiche) tipo “Bathory performing album x in its entirety” o “Bathory y anniversary tour”? E sempre a tal proposito, nell’era dei social, avremmo potuto assistere alla trasformazione di Quorthon in un personaggio folkloristico sulla scia dei vari Vikernes e Nergal?

Si parla di sei forse otto apparizione live, non c’è certezza, e questo fatto ha contribuito a far crescere enormemente il mito su Quorthon. Se non fosse morto così giovane (era inevitabile visti i suoi problemi cardiaci) credo che avrebbe smesso di fare dischi subito dopo aver completato Nordland, l’ambizioso progetto sull’epopea norrena. Avrebbe evitato di percorrere la strada intrapresa da Varg Vikernes, un personaggio importante nella storia della musica estrema che, però, ha finito per diventare la parodia di se stesso.

Qual è l’aspetto (musicale o non) della storia di Bathory su cui si focalizza maggiormente il libro? Ed è emerso magari qualche dettaglio che risulterà meno conosciuto persino a chi è più addentro alle vicende trattate?

Nel libro sono trattate tutte le fasi della carriera Bathory compresi i due passabili album solisti di Quorthon. Nel saggio troverete tante notizie e curiosità, traduzioni di testi, insomma spero di aver gettato un raggio di luce nel mondo apparentemente inaccessibile di questa seminale formazione svedese.

C’è viceversa qualcosa che potrebbe attrarre anche il lettore/ascoltatore “generalista” non strettamente appassionato del gruppo e del genere musicale, oppure si tratta di una pubblicazione mirata a esclusivo uso e consumo dei cultori? E nello specifico: qual è il livello di attenzione che un nome come Bathory può richiamare presso il pubblico italiano?

Chi ha letto e apprezzato i miei precedenti libri, leggerà anche questo pur non conoscendo il gruppo (almeno lo spero!). Di certo il libro è destinato ai fan, ma la mia speranza è che avvenga quello che si è magicamente verificato con Rory Gallagher. Sono riuscito a far conoscere quest’artista a un sacco di persone che non ne avevano mai sentito parlare e ancora mi ringraziano per questo. Spero che i con i Bathory avvenga la stessa cosa pur nella consapevolezza che la loro proposta musicale non è per tutti.

Esulando dall’argomento monografico del libro, chiaramente a un livello di notorietà inferiore, ma il metal estremo è forse l’unico genere musicale oltre al rap USA in cui le vicende artistiche sono spesso legate a doppio filo a quelle criminose (specie in un determinato periodo e luogo, ossia i primi anni Novanta in Scandinavia). Ritieni che questa pubblicità abbia in qualche modo giovato alla crescita del movimento, o l’abbia danneggiato, o che altro?

Tu ti riferisci essenzialmente ai crimini commessi nei primi anni novanta da alcuni membri dei Mayhem e dei Burzum e raccontati nel libro  “Lords of Chaos: la storia insanguinata del metal satanico” del 1998 di Michael Moynihan e Didrik Søderlind , da cui poi è stato tratto il film “Lords of Chaos” del 2018 diretto da Jonas Åkerlund (che militò, peraltro, anche nei primi Bathory). Direi una brutta pubblicità da un lato ma incontrovertibilmente il black metal non si sarebbe affermato come poi è avvenuto senza quei fatti delittuosi. Sul fronte viking, un modo diverso e meno banale di combattere il cristianesimo difendendo nello specifico le tradizioni norrene (scandiave ndr.), non c’è alcun nesso tra musica e azioni delinquenziali. La violenza che si conclamò in particolare con l’incendio di alcune Chiese non ha nulla a che vedere con i Bathory. Si tratta di fenomeni che hanno fatto, nel bene e nel male, pubblicità a un movimento che viene accostato con troppa faciloneria all’estrema destra, al razzismo e all’omofobia. 

Tra le tue pubblicazioni abbiamo già citato libri dedicati al Prog, Rory Gallagher, Emerson Lake and Palmer e collaborazioni importanti come quella con Classic Rock. Il rock ha sempre vissuto di musica ma anche e soprattutto di personaggi e delle loro storie. Delle rockstar moderne sappiamo ogni movimento attraverso i social ma se dovessi nominarti una band under 30 con una storia che emerita di essere raccontata mi troverei in difficoltà. Puo' il rock sopravvivere e creare nuovi eroi solo con la musica?

Il rock ha vissuto il suo periodo fulgido dalla metà degli anni sessanta fino agli inizi degli anni ottanta, mentre il metal ha continuato a dare il meglio di se fino agli inizi del 2000. Dopo c’è poco e niente. Reputo il nu metal e il grunge le due proposte più interessanti degli ultimi tempi e stiamo parlando di fenomeni originatisi quasi trent’anni fa ormai! Nel 2040 ci saranno saggisti che si occuperanno dei Maneskin, Greta Van Fleet a Avenged Sevenfold? Io dico di no, si continuerà a dissertare delle solite cose trite e ritrite e tutto questo è sconfortante. Cerco di scrivere su argomenti poco conosciuti, quindi niente Metallica, Iron Maiden, Genesis e Pink Floyd, ma spazio a Rory Gallagher, Emerson, Lake & Palmer (pure su di loro non c’era uno straccio di libro in italiano) e Bathory. In futuro mi piacerebbe districarmi con Gentle Giant, Traffic, Tommy Bolin, Nuclear Assault, Napalm Death, Korn, Kreator, Fear Factory, la musica che amo e di cui secondo me si parla poco.  


Grazie per la tua disponibilità Fabio e prima di chiudere l'intervista dicci come possiamo acquistare "Bathory: la band che cambiò l'heavy metal" e come è possibile interagire con te.

Potete contattarmi su messanger, whatsapp o in e mail (redsfab61@gmail.com) per avere informazioni sui miei libri che mi piace spedire con dedica a tutti coloro che ne fanno richiesta. Ovviamente li potete trovare su Amazon, IBS, Officina di Hank, la Feltrinelli e in tutte le librerie. Concludo ricordando che il mio saggio sui Bathory è dedicato a Baffo Jorg, indimenticabile protagonista dell’heavy metal a Roma, nonché grande amico mio. Heavy Metal is the Law!  

Fabio Rossi


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