Prossimi ospiti a Riserva Indie

martedì 8 dicembre 2020

LA SCALA DEL ROCK - MASSIMILIANO MINGOIA RACCONTA "SAN SIRO ROCK" E 40 ANNI DI CONCERTI - INTERVISTA DI MAURIZIO CASTAGNA


Da sempre considerato la "Scala del calcio", San Siro è diventato nel corso del tempo teatro di concerti che hanno cambiato la storia della musica dal vivo non solo in Italia. Massimiliano Mingoia ha raccolto in un libro, "San Siro Rock", edito da Officina di Hank, tutti gli eventi hanno entusiasmato, deluso, e fatto sognare migliaia di fans. Ne abbiamo parlato con l'autore in questa intervista. 


Ciao Massimiliano e grazie per la tua disponibilità. Come è nata l’idea di “San Siro Rock” e come il rock da stadio ha influito sulla tua vita?
“L’idea è nata perché amo la musica, seguo il calcio, adoro Milano e mi occupo da vent’anni di cronaca cittadina per Il Giorno: ho provato ad abbinare tutte queste passioni e occupazioni in un libro. Mi sono accorto che non esisteva un volume che raccontasse i concerti nella Scala del calcio e del rock e mi sono lanciato nell’impresa. Come ha influito il rock da stadio sulla mia vita? Per me il rock è uno stile di vita. È passione, amicizia, voglia di condividere le emozioni, capacità di andare controcorrente se necessario. Dal punto di vista più strettamente musicale, invece, seguo la scena rock, hard rock e metal da quando ero un ragazzino. Ma cerco di ascoltare ogni genere di musica, senza pregiudizi”.

Il libro si apre con il concerto di Bob Marley nel 1980 che ha avuto una valenza che ha superato l’evento musicale. Il rock negli stadi in Italia nacque quel giorno o c’erano già stati eventi in altre città?
“No, ci sono stati dei precedenti: Emerson, Lake & Palmer nel 1972 allo stadio Dall’Ara di Bologna e nel 1973 al Flaminio di Roma, Edoardo Bennato nel 1978 al San Paolo di Napoli, Patti Smith nel 1979 all’Artemio Franchi di Firenze. Sempre nel 1979, poi, c’è stato il tour negli stadi italiani di Lucio Dalla e Francesco De Gregori a supporto dell’album Banana Republic. Ma il concerto di Bob Marley del 27 giugno 1980 è stato il primo in uno stadio iconico come quello di San Siro e ha visto una partecipazione senza precedenti in un impianto sportivo italiano per uno spettacolo musicale: oltre ottantamila spettatori. È stato un evento epocale”. 

Del 1980 si ricorda il già citato concerto di Bob Marley ma pochi giorni dopo quell’evento San Siro fu riempito da Edoardo Bennato e dalle sue “canzonette”. Circa ottantamila persone per un artista italiano all’epoca fortemente politicizzato. Il rock di fine anni 70 per riempire le arene aveva bisogno di vestire gli abiti della protesta?
“Bennato è stato il primo artista italiano a riempire lo stadio di San Siro, non c’è dubbio. Nel 1980 il cantautore napoletano era sì un cantautore ‘di protesta’ ma era stato capace di toccare il cuore di tantissime persone anche non impegnate politicamente. Era amatissimo persino dai bambini, ad esempio. Quell’anno, inoltre, Bennato poteva vantare due album in vetta alla classifica delle vendite: Uffà! Uffà! e Sono Solo Canzonette. Questo per dire che il menestrello partenopeo è un artista impegnato ma anche popolare, nel senso buono del termine. Un connubio che lo portò a riempire San Siro e a lasciare un segno indelebile nella musica italiana”.


Il libro è diviso in decenni. Come si è evoluto il fenomeno del rock da stadio a San Siro e a quale decennio sei più affezionato?
“L’evoluzione degli spettacoli dal vivo a San Siro è naturalmente legata a quella della musica. Dal classico rock o pop dei primi due decenni, il Meazza è passato ad ospitare anche artisti rap come J-Ax e Fedez nel 2018 e menestrelli contemporanei come Ed Sheeran nel 2019. Il decennio a cui sono più affezionato? Forse il primo, gli anni Ottanta, perché raccontando i 17 concerti ospitati dalla Scala del calcio in quei dieci anni credo esca fuori un quadro interessante della società milanese e italiana degli anni Settanta e Ottanta”.

La mia impressione da spettatore è che nel corso del tempo San Siro sia passato da luogo dove si celebra un evento a essere l’evento stesso. Paradossalmente è più facile per certi artisti riempire “la Scala del calcio” che fare il tutto esaurito in posti a capienza molto ridotta. Si fanno centinaia di chilometri per vedere Ligabue a San Siro, ma lo stesso concerto nello stadio di provincia sovente fatica a vendere biglietti. È il luogo e la sua magia a creare l’evento più che l’artista?
“Condivido la tua impressione. Nel caso di Ligabue, poi, il tour dell’estate 2019 ne è stata una plastica dimostrazione. Ma non solo. Molte persone mi hanno raccontato che adorano andare a vedere i concerti al Meazza anche quando non salgono sul palco i loro artisti preferiti. L’atmosfera dello stadio di Milano è magica a causa della sua lunga storia e della sua particolare struttura ad anelli a ridosso del campo di gioco e dunque del palco”.

Il rock da stadio è sinonimo di grandi concerti e grandi incassi. Ci sono stati nel corso degli anni dei flop clamorosi a San Siro?
“Qualche flop, o semi-flop, c’è stato, almeno dal punto di vista dei biglietti venduti. Ad esempio i promoter del concerto di Bob Dylan del 24 giugno 1984 si aspettavano un maggior numero di spettatori. Alla fine i fan presenti furono quarantamila. Comunque tantissimi. Al concerto di Davide Van De Sfroos del 9 giugno 2017 parteciparono ventimila spettatori su una capienza di quasi sessantamila posti. Ma per l’artista ‘laghée’ è stato comunque un successo: è riuscito a portare in un grande stadio un universo musicale che fino ad allora ne era escluso”.

Hai raccolto testimonianze di persone che hanno partecipato come spettatori a eventi nel corso di questi 40 anni? Ci sono aneddoti che ti sono rimasti impressi particolarmente?
“Sì, certo, ho ascoltato i racconti di molte persone, addetti ai lavori e non. Gli aneddoti che mi emozionano sempre sono quelli legati ai sacrifici che molti fan sopportano pur di essere presenti a un concerto e magari riuscire anche a essere in prima fila davanti al loro artista del cuore. Questa passione, al di là del musicista di riferimento, non può lasciare indifferenti. Il mio libro, oltre che ai miei cari genitori che non ci sono più, è dedicato proprio ai fan che ci mettono l’anima pur di raggiungere un piccolo attimo di felicità”.

Prima gli attentati terroristici e ora il Covid hanno cambiato, speriamo non per sempre, la modalità di fruizione di musica dal vivo. Da più parti si moltiplicano gli eventi in streaming e non credo sia lontano il giorno in cui Netflix e derivati proporranno musica dal vivo on demand. Come vedi il futuro della musica dal vivo?
“Penso che i concerti non possano essere nient’altro che gioia e sudore, stringersi e gridare tutti insieme appassionatamente. I concerti sono un elogio della vita, non possono essere caratterizzati dal timore del contagio e della morte. Per far sì che quei momenti di gioia possano tornare, dunque, bisogna avere un po’ di pazienza, stringere i denti e aspettare un vaccino che metta in sicurezza la salute di tutti. Gli eventi in streaming? Non sono contrario, ma non possono essere definiti concerti. Sono un’altra cosa”.


Inevitabile chiederti quali sono i tuoi concerti del cuore a San Siro e perché?
“In questo caso, se me lo permetti, vorrei parlare non solo e non tanto dei miei concerti del cuore, quanto degli show che a mio avviso hanno segnato la storia rock dello stadio milanese. Eccoli: Bob Marley 1980, Edoardo Bennato 1980, Bruce Springsteen 1985 e 2003, Vasco 1990, Ligabue 1997, Rolling Stones 2003, U2 2009, Pearl Jam 2014. Quanto ai miei concerti del cuore, ne cito solo due ma ce ne sono tanti: Springsteen 2012, una maratona rock interminabile, ero lì con mia nipote Giulia e ci siamo divertiti come matti; Depeche Mode 2013, perché il loro synth pop in formato stadio è sempre coinvolgente e perché in quell’occasione ho scoperto una band, gli scozzesi Chvrches, di spalla a Dave Gahan e compagni, che è tuttora uno dei miei gruppi pop preferiti”.

Grazie ancora per l’intervista Massimiliano e prima di chiudere dacci tutti i contatti per interagire con te e per acquistare “San Siro Rock”.
“Il mio libro si può acquistare nelle librerie, sul sito Internet e sul profilo Facebook della casa editrice Officina di Hank e sulle principali piattaforme di commercio online, ad esempio Amazon. Sono io a ringraziare ‘Riserva Indie’ per l’intervista e per l’attenzione dedicata a ‘San Siro Rock’. Viva la musica”.

Massimiliano con il sindaco Sala.






 

 

Nessun commento:

Posta un commento