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lunedì 13 aprile 2020

"NUOTANDO NELL'ARIA" E L'IMPORTANZA DEL DURO LAVORO - CRISTIANO GODANO RACCONTA 35 CANZONI DEI MARLENE KUNTZ - TESTO DI MAURIZIO CASTAGNA


Uscito ormai da quasi un anno, ma i libri non sono mai troppo vecchi per essere letti, "Nuotando nell'aria" è una sorta di diario artistico di Cristiano Godano e dei Marlene Kuntz. Il libro ci porta dietro le quinte di "Catartica", "Il vile" e "Ho ucciso paranoia", i primi tre dischi della band di Cuneo, raccontando, brano per brano, il processo creativo che ha portato all'incisione delle singole tracce con dovizia di aneddoti, particolari, e soprattutto momenti di vita vissuta. Ci si immerge in anni, dal 1994 al 1999, che permettevano un "contesto" ideale per quello che veniva considerato il nuovo rock italiano e non solo. C'erano ancora i rock club, nel cuneese il mitico "Nuvolari" e nella vicina Bra "Le Macabre", dove si suonava dal vivo e l'estate portava tanti piccoli-grandi festival che riuscivano a stare in piedi soprattutto per quello che rappresentavano più che per i nomi che portavano sul palco. Nei dj set si passavano Husker Du, Sonic Youth e Gun Club e la musica era la colonna sonora della serata, non il sottofondo per fare altro. Nelle 350 pagine, ricche anche di appunti e bozze scritte a mano, c'è la rabbia di Cristiano per quei fans per cui "I Marlene sono solo quelli dei primi tre dischi", le registrazioni con Gianni Maroccolo, la telefonata di Giovanni Lindo Ferretti, i testi inviati a Nick Cave, e ovviamente tantissimo altro. E' un diario di emozioni dove sarà più facile per i fans duri e puri perdersi nel mare di spunti derivanti da ogni canzone ma che è soprattutto la testimonianza di un'epoca, forse irripetibile, della musica indipendente in Italia e di tutto quello che ha rappresentato per generazioni come la mia.



Ma tra le cose che più mi hanno colpito c'è la parte in cui Cristiano racconta delle prove e di una certa cultura del lavoro, da cui anche il mondo musicale non sfugge, che spesso manca. "In Italia le prove erano per molti un ingombro... ci manca quel tipo di cultura e dunque erano (sono?) pochissimi i gruppi che capivano l'importanza del duro lavoro". Credo sia questa la fotografia, purtroppo non solo in campo musicale, che può rappresentare il nostro paese anche oggi. Questa tendenza a mettersi su un piedistallo per sentirsi arrivati in base a criteri del tutto soggettivi, che con la rete sono amplificati, la ritrovo in molti gruppi di oggi che troppo spesso curano le loro pagine social più che la propria preparazione artistica. E' quella cultura, palla al piede del nostro paese, per cui tutto è un passatempo e allora si può anche fare in maniera approssimativa o in modalità "quanto basta". Una volta Manuel Agnelli disse che gli Afterhours avevano portato nella musica italiana la professionalità e credo che questo si leghi perfettamente al pensiero di Cristiano espresso nel libro. Quante band dal vivo mostrano limiti imbarazzanti? Tutta colpa dei club che non ci sono più e della gavetta che è difficile da fare? Forse, ma in parte. Ma quante ore di preparazione, quanto sudore uno è disposto a mettere in quello che fa? Perché oggi è passata questa cosa per cui un brano registrato bene e una campagna social adeguata aprono le porte del successo. Probabile, in molti casi sicuro. Ma la credibilità la costruisci ogni giorno col lavoro e mettendoti in gioco. Se penso a band come Fuzz Orchestra, Giuda, Ovo, Peawees, Ofeliadorme, giusto per fare qualche nome, vedo gente super professionale che va tranquillamente a suonare all'estero senza timore di fare brutte figure. Ma quante band ascoltiamo in Italia che dal vivo sono impresentabili e che magari hanno la pretesa di andare a suonare a Berlino o Londra? Troppe. Ecco, di questo bel libro di Cristiano, oltre ai tanti appunti di vita in cui molti si ritroveranno, vorrei rimanesse questa "cultura del lavoro" che in tutti gli album dei Marlene, e non solo nei primi tre, si respira e che dovrebbe diventare modello per coloro che si sentono arrivati magari per una recensione fatta da un amico su una webzine che leggono in tre.




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