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mercoledì 12 febbraio 2020

"MUSICA SOLIDA" E CUORE DI VINILE - VITO VITA PRESENTA LA STORIA DELL'INDUSTRIA MUSICALE IN ITALIA - INTERVISTA DI MAURIZIO CASTAGNA


La nascita, lo sviluppo, il successo e la caduta dell'industria discografica nel libro "Musica Solida" di Vito Vita, redattore di "Vinile" e storico/archeologo della musica leggera in Italia. Ne abbiamo parlato con l'autore in questa intervista a cura di Maurizio Castagna.



Ciao Vito e grazie per la tua disponibilità. Partiamo subito dal titolo del tuo libro: "Musica solida, storia dell'industria del vinile in Italia". Come mai questa puntualizzazione che riguarda il vinile e non l'industria discografica nel suo complesso?

"Musica solida" in realtà racconta la storia di tutta l'industria discografica italiana, a partire dai pionieri della fine dell'800: ma è indubbio che il diffondersi del vinile è stato il punto di svolta e di trasformazione di molte di queste imprese da artigianali, spesso a conduzione familiare, a vere e proprie industrie. Il titolo ha il doppio significato di "musica solida", in quanto affidata a supporti solidi, prima la ceralacca poi il vinile e poi il cd, in contrapposizione alla "musica liquida" di oggi (o, come la definisce uno dei discografici che ho intervistato, "musica gassosa"), ma anche solida in quanto si trattava di musica che aveva una consistenza e una rilevanza sociale, e anche in effetti per un periodo una solidità industriale, che poi è andata perduta.

Qual è stato il momento migliore per il vinile in Italia? Si possono avere dei numeri sull'impatto economico e occupazionale che la musica "fisica" ha avuto nella sua stagione d'oro?

Sicuramente dal punto di vista dello sviluppo gli anni '60, per via di alcune concause, in primis il boom economico e l'industrializzazione del paese che aveva portato molte fasce della popolazione a un benessere che in precedenza, ai tempi dell'Italia contadina, era precluso per molti ceti sociali. Chiaramente crescendo la ricchezza media aumentavano i soldi a disposizione per spese non di prima necessità, come i dischi a 45 giri, e l'invenzione e la diffusione del mangiadischi, che consentiva ai ragazzi di ascoltare le canzoni preferite in giro con gli amici per esempio, o anche i juke-box diffusi nei bar nei luoghi di vacanza. Legate a ciò nacquero nel periodo una serie di manifestazioni, dal Cantagiro a Un disco per l'estate, dal Festivalbar alla Gondola d'Oro di Venezia, per ricordare le principali, che pubblicizzavano e diffondevano i nuovi brani, e quindi il mercato si ampliò, nacquero le nuove riviste musicali per i giovani, come Big o Ciao Amici, o programmi come Bandiera gialla e poi, pochi anni dopo, Per voi giovani, ci furono film, i famosi musicarelli, legati ai successi del momento, le varie case discografiche si ampliarono assumendo nuovo personale e nacquero nuove aziende nel settore. Nel libro riporto alcuni dati, per esempio quelli relativi alle vendite. Si passò dai 12 milioni di supporti (45 e 78 giri) venduti nel 1957 ai 16 milioni nel 1958, 18 milioni nel 1959, venti milioni nel 1960 fino ad arrivare all'apice, nel 1969, con ben 44 milioni (per lo più 45 giri, ma anche 33 giri e audiocassette). Nei Settanta ci fu il superamento dei 33 giri rispetto ai 45 giri, ma a partire dalla fine del decennio iniziò un lento declino, coincidente del resto con un periodo di crisi generale del paese. Per quel che riguarda i dipendenti, molte di queste case discografiche, penso per esempio alla Ariston o alla Durium, avevano creato degli stabilimenti di produzione di dischi, per cui crebbe il numero dei dipendenti che spaziava dagli operai agli impiegati amministrativi: è un errore pensare solo ai cantanti, ai musicisti o ai produttori, si trattava di vere e proprie aziende industriali come quelle di altri settori, con centinaia e a volte, come nel caso dell'RCA Italiana dei periodi migliori, di migliaia di dipendenti.

Ci sono differenze, al di là dei numeri, tra lo sviluppo del mercato del vinile italiano e quello del resto d'Europa?

Non di molto, le linee di tendenza generali furono più o meno uguali. Rispetto al mercato anglosassone però, quindi parliamo di Stati Uniti e Gran Bretagna, entrambi i mercati di dimensioni molto più consistenti del nostro, da noi i 33 giri si affermarono sul mercato con qualche ritardo, per cui per molto tempo, tolta qualche sporadica eccezione, gli LP furono raccolte di successi già pubblicati a 45 giri, al contrario di quello che succedeva all'estero.

Quando il vinile è andato in crisi? E' stato solo l'avvento della praticità del cd a soppiantarlo o ci sono altre cause?

L'industria discografica italiana entra in crisi alla fine degli anni '70, tant'è che agli inizi del decennio successivo chiudono le prime aziende storiche, come la Ri-Fi, o entrano in crisi per chiudere poco dopo, come la Ariston o la Durium. Nel 1972 l'assegnazione del disco d'oro per i 45 giri era passata dal milione di copie vendute a 500.000, nell'autunno del 1982 si scese ancora a 300.000, e questo dà già un'idea del calo di vendite. Inoltre a livello mondiale l'affermazione delle grandi multinazionali fa sì che alcune imprese italiane vengano acquistate da queste grandi aziene estere, per esempio la Ricordi dalla BMG Ariola o la Fonit-Cetra dalla Warner. L'avvento del cd porta una po' di respiro, ma si tratta in parte di un effetto dovuto alle ristampe nel nuovo supporto di dischi in catalogo. Per capirci, nella seconda metà degli anni '80 e nei primi anni '90 sono ristampate le discografie di Battisti, De André, Baglioni, i Pooh e altri, aumenta quindi anno dopo anno il numero di compact disc venduti ma una parte di questo numero non è costituita da nuove proposte artistiche.


Tu personalmente come hai vissuto il passaggio dal vinile al cd? Quando ti sei reso conto che stava finendo un'epoca? Hai un episodio specifico da ricollegare a questo passaggio?

Quando furono pubblicati i primi cd in Italia avevo vent'anni, più o meno, e avevo già sviluppato l'amore per il vinile: anche per esempio per quel che riguarda la grafica, le copertine apribili, i testi nelle buste interne, mi sembrava che, al di là della diversa resa sonora, il vinile fosse superiore e quindi per qualche tempo ho fatto resistenza. Ho comprato l'impianto cd solo nel 1990, e in contemporanea acquistai i primi cd, tre ristampe dei primi album di Ivano Fossati realizzati per la Fonit-Cetra da un'azienda abruzzese, la Optimes, che utilizzava per la realizzazione dei cd dei materiali inappropriati, per cui dopo pochi anni i dischetti avrebbero avuto un degrado della metallizzazione fino a diventare inascoltabili. Per un prodotto lanciato a livello pubblicitario come eterno e indistruttibile non fu certo una cosa positiva, qualcuno tentò anche di fare una causa ma l'azienda nel frattempo aveva chiuso. Ho comunque conservato, a futura memoria, quei tre dischi che, per la cronaca, erano "Il grande mare che avremmo attraversato", "Poco prima dell'aurora" e "Goodbye Indiana".

Pensare al vinile ci porta alla mente un periodo in cui la musica, ma anche l'arte in generale, era vissuta più "lentamente". C'era il piacere di "assaporare un disco" poco a poco, di goderne delle sfumature, e soprattutto di accompagnare l'ascolto con foto e testi che diventavano parte fondamentale del "prodotto". Oggi a un disco ascoltato online difficilmente viene data una "seconda opportunità" dopo un ascolto considerato "scadente". E' la frenesia, la vita di tutti i giorni, il fatto di dover bruciare continuamente nuove emozioni a far sembrare il vinile un supporto inadatto rispetto alla velocità della musica "liquida"?

Sicuramente è così come dici tu: oggi la tecnologia per incidere una canzone o registrare un album è alla portata di tutti o quasi, per cui c'è un'infinità di nuova musica da ascoltare ogni giorno, e se questo può consentire a chiunque di far conoscere la propria proposta artistica da un altro lato rende difficile per chi ascolta orientarsi: e così si procede, magari, con i suggerimenti di Spotify o YouTube. Ma si passa da una proposta all'altra e difficilmente si ha il tempo di approfondire. All'epoca invece magari leggevi una recensione su "Ciao 2001" di un disco che ti incuriosiva, a "Per voi giovani" sentivi due o tre brani dall'album, potevi andare al negozio di dischi e ascoltartelo (a Torino era possibile in molti negozi, da "Maschio" a "Rock & Folk"), se ti piaceva lo acquistavi, a casa lo riascoltavi e magari ti leggevi i testi. Anche per i dischi stranieri: ricordo per esempio le prime stampe degli LP dei Genesis, che all'interno contenevano le traduzioni in italiano di Armando Gallo.

Il tuo libro ospita anche i contributi di molti personaggi legati all'industria discografica. Ci sono delle testimonianze che ti hanno colpito particolarmente?

Molte di esse. Lavorare su questo libro mi ha dato l'opportunità di conoscere personaggi, spesso molto anziani, che sembravano non aspettare nient'altro che qualcuno che raccogliesse la loro testimonianza. Penso, per esempio, ad Alfredo Rossi della Ariston, o ad autori come Alberto Testa e Giorgio Calabrese, persone che purtroppo non hanno potuto vedere la pubblicazione del libro perché sono mancate durante la lavorazione. Anche altri addetti ai lavori meno noti che ho contattato, da Franco Daldello (Numero Uno, CGD) a Felice Piccarreda (Durium, Fonit-Cetra) sono stati disponibili e gentili, così come gli artisti.


Ultimamente si parla di una rinascita dal vinile? Da cosa dipende questa nuova voglia di "musica solida"? E' una rinascita suffragata anche da numeri?

Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna i numeri cominciano a essere interessanti e, anche per il calo di vendita dei cd, anno dopo anno la proporzione sta crescendo in favore del vinile. Credo che in un prossimo futuro rimarranno solo i vinili e la musica liquida: Spotify o altri siti simili per l'ascolto "comodo", quello in giro con le cuffie o in macchina, e il vinile per l'ascolto casalingo. Questa tendenza si comincia a notare anche in Italia, e molti artisti chiedono espressamente nelle clausole contrattuali che gli album siano pubblicati in vinile. Un termometro di questo successo del vinile è anche l'aumento delle ristampe vendute in edicola, e spesso gli acquirenti sono giovani che, immagino, sono incuriositi da un supporto che, pur antico, per loro è nuovo. I mercatini di dischi usati cominciano a essere frequentati da ragazzi: se questa è una moda passeggera o un fenomeno destinato a consolidarsi "lo scopriremo solo vivendo", come scriveva Mogol.

Quali sono i tuoi tre vinili del cuore? Arriverà mai il momento in cui verrà chiesto a qualcuno qual è la sua playlist del cuore su Spotify o Deezer?

...solo tre??!?? Pochi!
Ma, dovendo fare dei nomi e tralasciando il jazz o la classica, direi il "White album" dei Beatles, "Blonde on blonde" di Bob Dylan e, tra gli italiani, "Anima latina" di Lucio Battisti.
Secondo me già adesso viene chiesto quale sia la playlist del cuore, ma non a me (per fortuna!).

Sei redattore di "Vinile": come sta la musica "solida" da leggere? Chi legge, ascolta e compra vinili oggi?

Indubbiamente sono lontani i tempi in cui le riviste musicali raggiungevano le centinaia di migliaia di copie vendute, come "Ciao 2001", e quei tempi non torneranno più: oggi chi vuole informarsi sull'attualità musicale ha indubbiamente molti siti accessibili, spesso ben realizzati. Tuttavia credo che la carta stampata consenta in molti casi un approfondimento maggiore, e il fatto che comunque molte riviste continuino a uscire e a essere lette (oltre a "Vinile" penso a "Classic Rock" per esempio e anche a una ultraspecialistica come "Prog") testimonia ciò. Certo i lettori giovanissimi sono in percentuale pochi rispetto a quelli più adulti, diciamo dai trent'anni in su.

Grazie per la tua attenzione Vito e l'utima domanda è come poter acquistare "Musica solida" e interagire con te.

"Musica solida" si può acquistare innanzitutto nelle librerie, e se non ce l'hanno lo si può far richiedere all'editore Miraggi. E' poi in vendita nei principali store digitali o nel sito http://www.miraggiedizioni.it/prodotto/musica-solida/ Chi mi vuole contattare può farlo nella mia pagina su Facebook, su cui c'è anche la pagina del libro.

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