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giovedì 28 aprile 2016

ULTIMO TOUR SULLA LUNA // CAPITOLO 13: DAL MANDANTE DI QUESTA MATTANZA - UN ROMANZO DI LJUBO UNGHERELLI


Ecco "Dal mandante di questa mattanza", il tredicesimo capitolo di "Ultimo tour sulla Luna", il nuovo romanzo di Ljubo Ungherelli pubblicato in esclusiva sul blog di Riserva Indie ogni Giovedì dal 4 Febbraio. Guy e Vicni, in arte 2 Dualità, continuano il loro tour finanziato dal crowdfunding dei fans su Internet e si confrontano con social media e live report del loro concerto di Roma.
Vi ricordo che potete ritrovare tutti i capitoli già pubblicati sulla tab dedicata al romanzo nella home page di questo blog.



Capitolo 13
Dal mandante di questa mattanza

Svicolando con la stessa perizia con cui superava i pochi mezzi più lenti e arrancanti della Luna, Vicni tornò a sollecitare Guy affinché sondasse i social network in cerca di notizie su di loro.
“Instagram”, comandò la ragazza, nel mezzo di un acceso duello con un camper d’immatricolazione prebellica, che pure reggeva l’urto dei frenetici tentativi di sorpasso del battagliero ma lumachesco minivan a pieno carico.


Hashtag #2dualità e #2dualitàsullaluna”, digitò Guy a voce alta. “Vediamo… Mhhh… Poca roba, ma di scarsissima qualità. Una foto quasi decente di noi due a Spoleto. La ricondivido sui nostri canali?”
“Twitter!”, esclamò Vicni, ignorando le argomentazioni del socio.
“Zero”, rispose lui dopo aver consultato lo spazio virtuale dei cinguettii da centoquaranta caratteri.
“Ma perché gli italiani non usano Twitter?”, si lamentò Vicni. “È così comodo per i loro cervelletti, tre righe di minchiate e lo status è aggiornato per la gioia dei follower. Leggi che dicono su Facebook.”
“Stellina, navigare online a tuo nome è più sfiancante di un’ora di circuito di esercizi cardio in palestra.”
“Facebook!”
“Ora si comincia a ragionare. Io ho cinquantasei notifiche e dodici richieste d’amicizia. Invece dalla bacheca vedo che tu sei taggata in seimila miliardi di foto. Quasi più di me che sono il leader.”
“Guy, tu sei il frontman, non il leader. Siamo una diarchia. Niente leader in 2 Dualità.”
“Per il resto, commenti del caiser, sia sulla nostra pagina, sia sui nostri profili personali. Bravi, bel concerto, emoticon e altra roba del genere, poi le solite domande stile fantasia al potere, quando venite a San Benedetto del Trento, quando tornate a Mazara del Ballo…”
“Mai più!”
Aò, tornate presto a Roma, daje!”, lesse ancora Guy, imitando il ripugnante accento romanesco.
“Ci torneremo solo col tritolo!”
“Vediamo se c’è qualcos’altro…”
“Guarda un po’ le pagine delle webzine, i nostri contatti che ci scribacchiano sopra, guarda lì”, insisté lei.
“Sto guardando!”, sospirò Guy, fiaccato dalla veemenza che Vicni metteva quand’era alla guida e doveva demandare il controllo frenetico della vita virtuale. D’altro canto, lo rincuorava un minimo l’interesse che mostrava, giacché lo portava a sperare che le dichiarazioni sull’ipotesi di una pausa indeterminata non fossero così concrete e convinte.


“Indie Italie che dice?”, lo incalzò ancora Vicni.
“Ah, ecco, sì, c’è il live report del concerto di Roma.” Guy scorse rapidamente l’articolo col pollice destro. Quindi provò a riassumere.
“Sbrodolano scandalosamente sui Solarium & Omicidi, e il carisma di Tazio Bautista detto il fornicatore, e i suoni e l’attitudine, e i testi che parlano a un’intera generazione…”
“C’è scritto anche che camminano sulle acque?”, commentò una sempre più spazientita Vicni.
Guy proseguì nella lettura senza aggiungere benzina sul fuoco. Avrebbero dovuto aggiungerla ben presto, visto lo sforzo cui Vicni stava sottoponendo il malconcio motore della Luna.
“E di noi, che dicono?”, gli chiese dopo qualche istante di silenzio.
“Un bel cazzo di nulla… No, aspetta, ci siamo. Le ultime tre righe sono tutte nostre! ‘In apertura gli ottimi 2 Dualità, eclettico progetto attualmente in tour grazie ad una campagna di crowdfunding di sorprendente successo’.”
“Ma questo è un copia-incolla del nostro comunicato stampa!”, sbottò Vicni inferocita. “Roba da non credere. Vai dal mandante di questa mattanza. Controlla il profilo personale di quel trombone di Fosco Quiličić.”
“Sei sicura?”
“Vai!”
“Allora… Oggi non ha ancora condiviso nulla, il post più recente è di ieri… Eh… L’ultimo video dei Solarium & Omicidi… Sublime poesia urbana per iniziare al meglio la giornata… Pubblicato alle 15.30…”
“L’ha iniziata bene sì la giornata, se s’è svegliato alle 15.30 o giù di lì”, sibilò Vicni con acrimonia.
“Centonovantatre mi piace, ventisette commenti. E un toccante commento di Tazio Bautista detto il fornicatore. L’emoticon del cuore.”


“Mi sta venendo il mal d’auto anche guidando io. Ma l’intervista, non l’hanno pubblicata? Che cazzo aspettano? Siamo in pieno tour, l’intervista riguardava la promozione del tour e il crowdfunding per il tour… Facciamoci sentire! Di’ a quelli dell’ufficio stampa che mandino un sollecito.”
“Gli scrivo subito un messaggio. E comunque, tesorino mio, io te l’avevo detto che quella sera allo showcase dei gruppi della Hanno Tradito Records dovevi imboscarti con Fosco Quiličić e dargli un po’ di bacini sulla punta dell’uccello. L’avrei fatto io, ma quel baluba fa finta d’essere etero e non si comprometterebbe mai con uno del suo stesso giro.”
“Bere la robaccia putrida di Fosco Quiličić… Piuttosto mi faccio un frappé con la cicuta come Socrate!”
“Che poi è il classico tipo che non gli daresti un euro, ma secondo me tra i pantaloni ha qualcosa che vale la pena d’essere esplorato”, osservò Guy senza costrutto, quindi divagò. “Il fatto è che la vita in tour offre tonnellate di occasioni di socializzazione, per così dire. Non c’è nemmeno bisogno d’andarsele a cercare. Ti metti in visione et voilà, arriva qualcuno che ti vuol conoscere. Ti appendono una chitarra al collo, ti piazzano un microfono davanti alla bocca, e raccatti meglio d’un pescatore che tira in secco le reti!”
“Non oso immaginare i gruppi famosi cosa non combinino.”
“Immagina pure. Poi moltiplica per cento. Però non puoi negare che anche tu, sottosotto…”
“Guy, sei tu che ripeti sempre che il rock’n’roll è tutta scena”, disse tranquillamente Vicni, tornata in possesso dei suoi nervi dopo la sfuriata di poco prima. “Noi interpretiamo dei ruoli perché ci conviene farlo. Io devo fare la donna fatale d’altri tempi, e la faccio.”
“E la fai alla stragrande!”
“Meno male. Resta il fatto che, credimi, non ho scheletri nell’armadio. E quando avrei potuto collezionarli? In questi ultimi anni abbiamo vissuto quasi in simbiosi, ho passato più tempo con te che con i miei gattini amorosi Carrie e Dawson!”
“Lo so. Eppure sono geloso di loro!”
“Credimi”, gli ripeté, con un’enfasi persino eccessiva, come dovesse discolparsi da qualche accusa infamante, “le mie storie sono terraterra. Non ti racconto molto perché potrei raccontarti solo piccole banalità quotidiane.”
“Ma se è il mio sogno proibito da quando ci conosciamo sapere delle tue piccole banalità quotidiane!”
“Va beh”, concesse Vicni, divertita da quell’affettata manifestazione di euforia. Certe volte, Guy doveva per forza essere stanco, irritato, apprensivo per qualche problema. Eppure dalle sue casse uscivano soltanto melodie allegre e spensierate, che diffondeva nell’ambiente. Adesso la incitava con ridicola convinzione a narrargli episodi di cui sostanzialmente non gli importava un accidente. Fu attraversata da un brivido di malinconia al pensiero di doversi privare della sua presenza.
“Sai una cosa?”, le disse subito dopo. “Sono contento che le circostanze della vita ci abbiano fatto incontrare. Non sai mai la gente che trovi. Io sono stato molto fortunato.”
“Anch’io, fratellino.”



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