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mercoledì 5 maggio 2021

"GIOVANI, MUSICANTI E DISOCCUPATI" - LA MUSICA AI TEMPI DEL VIRUS - INTERVISTA A DIEGO ALLIGATORE A CURA DI MAURIZIO CASTAGNA


Metà veneto, metà altoatesino, è nato nei primi anni Settanta, il giorno del compleanno di Jack Kerouac. Blogger, collabora da quasi vent’anni con il sito della nota agenda Smemoranda, scrivendo di giovane musica italiana e fumetti. Sui suoi blog – Il Blog dell’Alligatore e L’orto di Elle e Alli – ha condotto centinaia di interviste a giovani gruppi dell’underground italico, e continua a farlo. Abbiamo fatto qualche domanda a Diego "Alligatore" in occasione dell'uscita di "Giovani, musicanti e disoccupati", l'underground italico nel 2020, per Arcana Edizioni. 


Ciao Diego e grazie per la tua disponibilità. "Giovani, musicanti e disoccupati" è il tuo ultimo libro per Arcana. Il titolo rimanda a "Giovani, carini e disoccupati" di Ben Stiller del 1994. "Disoccupazione e gioventù" corrono a braccetto nell'arco di 20 anni in cui la musica è totalmente cambiata soprattutto nella sua fruizione. C'è qualcosa di quel mondo romantico che sopravvive ancora oggi?

Hai fatto bene a citare quel film, che ho voluto riecheggiare sia nel titolo, sia nei colori e grafica della copertina, fatta come quella della locandina della pellicola di Ben Stiller. La musica indipendente è romantica, perché libera da imposizioni di mercato, di potentati economici, perché l'artista della cosiddetta musica indie è l'artista da giovane, quindi con le sue idee intatte e per niente corrotte. Poi indie fa pensare agli indiani d'America, prima dello sventurato arrivo di Colombo, una società romantica, di vera condivisione e libertà. Quindi sì, secondo me, nonostante siano cambiati i modi di fruizione e a dettare le leggi siano sempre di più le piattaforme social, a livello di indie-music quel romanticismo da luci soffuse, di una cantina dove si fanno le prove o di un piccolo locale dove si suona, per me è intatto. Tanto i soldi erano pochi prima, e anche adesso ... quindi che c'è da perdere? Tra l'altro, come dice il grande Maurizio Marsico nella prefazione al mio libro: "Purezza, idealismo, passione, sgorgano innocenti dalla bocca degli intervistati.  Vivaddio, tutt’altra cosa dai virtuosismi sterili in prime time. Qui c’è gente vera, che si sbatte davvero e si fa un mazzo tanto, non sorrisi finti che ornano sguardi d’odio di giovani opportunisti senza scrupoli...". Quindi per me, in ultima, l'indie italico è romantico sia dal punto di vista etico, sia da quello estetico.

Il libro porta una serie di testimonianze di personaggi del mondo dell'indie che si sono ritrovati a proporre musica attraverso telefonini e pc, con risultati che, in molti casi, hanno sicuramente inciso negativamente sulla loro carriera. Che impressione hai ricevuto da queste interviste? Davvero il "silenzio" faceva più paura di un'esibizione precaria col telefonino?

Non credo che abbia inciso negativamente a livello personale, in quanto tutti, più o meno, si sono adattati a usare il cellulare, a comunicare attraverso il web, anche a lavorare ai loro brani, addirittura ai loro dischi, a distanza. Credo però che la tendenza generale, tendenza degli ultimi dieci anni, a mettere la musica online gratis, sui social e sulle piattaforme dove ormai è obsoleto anche scaricare, ma si ascolta a ruota libera, sia impoverente da tutti i punti di vista. Per l'artista, indipendente o no (anche i grossi nomi hanno perso molto, tanto che il mondo indie ha conquistato palazzi prima impensabili, tipo Sanremo). 

C'è qualche musicista che ha avuto da questa esperienza dei feedback particolari e magari inaspettati?

Sì, in Gang per esempio hanno fatto il loro disco "Ritorno al fuoco" attraverso il crowdfunding, il più grande crowdfunding per un disco italiano in quanto a partecipazione (1687 co-produttori) e soldi raccolti. Non si aspettavano tanti sottoscrittori, perché la raccolta è avvenuta durante la primavera 2020, quando non potevano andare in giro nei locali a promuovere il disco. Marino Severini mi ha detto che temevano di non raggiungere la quota minima che si erano prefissati, proprio perché non andando nei locali, non potevano avere quelle sottoscrizioni proprio dai locali, purtroppo chiusi e senza soldi per tirare avanti (figurarsi per sottoscrivere per un disco per un concerto futuro che non si sapeva quando e come si sarebbe potuto fare). Invece il pubblico a casa, che vedeva Marino Severini dialogare con loro da web, in particolare FB, ha sottoscritto come non mai, portando a quel successo insperato.  Marino Severini è un uomo che sa parlare molto e bene, anche durante i suoi concerti si rivela un magnifico oratore oltre le sue canzoni, grazie a una dialettica che viene da lontano.

La pandemia ha sicuramente lasciato un segno in quella "filiera" di piccoli club che da sempre sono la palestra per gli artisti più giovani. Molti, forse troppi, rischiano di non aprire più e da più parti si levano grida di dolore e paura per lo scenario post covid che si prospetta. La verità, a mio parere, è che del live degli sconosciuti ormai interessi a pochissimi e questa situazione di emergenza abbia solo accentuato un fenomeno, quello dei concerti "deserti" non per colpa dei virus, con cui da troppo tempo condividiamo. Come mai non c'è più curiosità per l'esibizione di un gruppo sconosciuto?

Non credo se ci sia poca curiosità per i giovani artisti, per i musicanti indie con i quali dialogo nel mio libro e da anni sul mio blog e in altri spazi web. Sono stato, quando si poteva, a concerti di alcuni di loro, tipo Honeybird, tipo She Owl, ma anche altri non presenti in questo libro, tipo Dagger Moth e altri che adesso non mi vengono in mente, in città importanti come Bologna o in piccoli centri tipo Rovereto, e ho sempre trovato molto pubblico attento. Magari poca propaganda, pochi riflettori dei media ufficiali, ma un pubblico costante e interessato. Piccoli spazi, ma pieni. Il pnrr attuale, stanzia poco per la cultura e quel poco è condizionato in maniera molto forte e di musica non si trova nemmeno l’accenno nel testo. Leggo di locali, ma anche cinema, che hanno chiuso per sempre, lavoratori e lavoratrici che hanno cambiato mestiere,  proprietari di service che si sono uccisi. Quindi io credo che a livello di musica dal vivo la pandemia sia stata veramente una pandemia, nel vero senso del termine. Il live, per l'artista indipendente, era uno dei pochi canali di entrata sicura, seppur minima. Ora, con limitazioni, locali chiusi, disinteresse della politica, cosa potrà fare? Bisogna lavorare per creare interesse, perché il pubblico torni, numeroso, a sentire musica dal vivo. Il coprifuoco alle 22 di certo non aiuta. Bisogna pensare, anche a livello sanitario, qualcosa di completamente diverso.


Seguo sempre con interesse il tuo "blog" e apprezzo soprattutto la coerenza della tua proposta. Mentre da più parti si inseguono le "sirene del web" che vorrebbero pochi contenuti, titoli a effetto e molte foto, "l'alligatore" ha uno stile riconoscibile e soprattutto una sua identità che trovo intatta nel corso del tempo. Come è cambiato il tuo approccio al blog nel corso del tempo e il feedback con i lettori?

Il mio approccio al blog direi  non è cambiato per niente, io sono un abitudinario, come ti sei accorto: mettimi in un posto, e se mi piace, continuerò a battere su quel chiodo all'infinito. Il feedback con i lettori è sicuramente cambiato, perché negli ultimi anni i blog sono stati "superati" da altri social, tipo Fb, Instagram, anche Twitter, quindi per mantenere i contatti con i lettori, a volte loro stessi autori, anche io mi sono spostato su questi social. Generalmente su questi posto cose, o parti di cose, già messe sul blog, come una sorta di "piccolo spazio pubblicità". Fb mi piace pochissimo, lo trovo di una noia mortale, ci sono rientrato dopo anni perché qualcuno usa solo quello e allora rischiavo di perdere cose importanti. Interessante è Instagram, lo è stato durante il primo lockdown e lo è tuttora. Alcune interviste fatte ai musicanti del libro, sono state fatte attraverso Instagram. Interessante, in particolare per la politica Twitter, poco usato dalla musica indipendente però. In sintesi il mio approccio con il blog non è cambiato, l'ho solo dilatato su altre piattaforme, però continua a essere il luogo virtuale dove posto cose importanti tipo le interviste.

Non so se succede anche a te ma quando un ufficio stampa mi propone un artista dicendo che "ha più di xxx visualizzazioni su you tube" mi si intasa la vena. Come si misura il valore di un artista attraverso internet? E perchè sempre più spesso al successo dei social non corrisponde una folta presenza ai concerti?

Domanda complessa. Le visualizzazioni su youtube non sono sempre garanzia di qualità, anzi. Direi che nel decennio passato i canali web hanno aiutato certi artisti indie a diventare dei fenomeni, e questi si sono riversati nei palasport. Esempio classico Calcutta. Internet è un canale importante, inutile nascondersi la cosa. Sempre di più usato, in ogni luogo e a ogni ora, non si può snobbare se si vuole comunicare qualcosa. Il problema è un eccesso di comunicazione, e in mezzo a questa come farsi sentire? Sì farà sentire chi grida più forte, ma il giorno dopo salterà fuori chi grida ancora di più. Io mi fido di alcuni uffici stampa indipendenti con i quali sono in contatto da alcuni anni e che mi fanno ascoltare dei buoni nomi. Mi girano il loro comunicato fatto bene, i link giusti dove potere ascoltare con calma, magari anche il disco fisico (importate, per me, quasi cinquantenne) e scelgo chi intervistare e/o recensire dopo averlo ascoltato almeno una volta.

Hai già parlato di Marino dei Gang e del successo della campagna di crowdfunding che ha portato al loro ultimo disco. E' questa la via d'uscita dalla crisi del disco?

Magari, magari. Possibile e auspicabile, perché se uno che ascolta musica, è disposto a scatola chiusa a comprare il tuo disco, vuol dire che ha fiducia in te, ti apprezza, e investe su di te. I Gang sono presenti dagli anni Ottanta, hanno un pubblico di diverse età e hanno sempre amato poco le imposizioni dall'alto, litigando in passato con discografici che volevano addomesticare la loro musica. Trovare il crowdfunding è stato importante e ha permesso loro di fare dei dischi in piena autonomia e libertà, che senza non sarebbero riusciti a fare (non così, almeno). Lo scorso anno anche gli amici Yo Yo Mundi, hanno fatto la stessa cosa. Anche Chiara White, giovane musicante toscana presente nel mio libro l'ha usato con soddisfazione, anche Gerardo Balestrieri, musicante veneziano presente nel mio libro l'ha usato di recente. Sono tutti esempi che mi fanno dire sì, il crowdfunding è una buona cosa. Non la via d'uscita alla crisi del disco... quella semmai sarebbe far pagare i giganti del web per ogni canzone ascoltata in giro, il giusto prezzo a chi l'ha fatta. Ma qui serve che la politica abbandoni il neoliberismo e pensi a un new deal socialista. Ma da sola la politica sembra non volerlo fare, anche dopo una pandemia che ha dimostrato tutte le falle sociali e sanitarie di quarant'anni di neoliberismo spinto, si continua a seguire quella strada.


Uno dei motivi per cui in musica non c'è stato un ricambio generazionale forte è sicuramente il fatto che per gli under 20 la musica è importante ma spesso sottofondo per fare altro. In particolare stiamo vivendo l'esplosione delle serie tv e dei loro protagonisti che diventano vere e proprie rockstars. Quanto stanno incidendo netflix, youtube, e prime nella crisi del disco?

La tv, le serie tv, ovviamente sono un concorrente della musica, dal vivo o non dal vivo. Perché portano via del tempo: o ascolti musica o guardi un film, nonostante ci stiano abituando a una vita multitasking. Purtroppo la musica, per questa sua facilità ad essere diffusa in ogni luogo e con ogni mezzo, viene vista come un sottofondo, una cosa che c'è come l'aria e l'acqua, e puoi anche non pagare. Non sono un appassionato di serie, ma ne sento parlare, il loro successo è crescente, e questo, inevitabilmente, ha portato via spazio alla musica, ma anche al cinema, altro settore che vedo uscire malconcio dalla pandemia. E mi dispiace, il cinema assieme all'indie-music è una delle mie grandi passioni.

Inevitabile chiederti cinque dischi che consigli ai nostri lettori e che girano sul piatto dell'Alligatore.

Be', abbiamo citato tanto i Gang, quindi dico: Gang e il loro "Ritorno al fuoco", dico Chiara White e il suo "Pandora", dico Augustinee il suo "Prosepine", dico Gintsugi omonimo ep d'esordio, e dico Serena Altavilla e il suo "Morsa".

Grazie ancora della disponibilità Diego e prima di chiudere ricordiamo come si puo' acquistare "Giovani, musicanti e disoccupati" e mettersi in contatto con te.

Bella domanda. Si può acquistare nelle migliori librerie d'Italia (anche quelle così così), dove mi piace la gente vada a comprare i libri, non solo il mio. Poi, se siete ancora timorosi di uscire (anche se non dovreste, le librerie non sono posti affollati), e siete affezionati all'online, si trova su tutte le piattaforme che vendono libri. Digitare "Giovani, musicanti e disoccupati" per credere. Per mettersi in contatto con me, venite su Il Blog dell'Alligatore.



2 commenti:

  1. sarà un successone, ne sono convinta, meriti questo ed altro e se ancora ricordo come si fa( la pandemia fa brutti scherzi ) metto subito il tuo libro sul mio blog! Bacione sempre diviso con Eli

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    1. Grazie Nella, ho letto solo ora questo tuo commento e sono commosso.
      Bacioni a te.

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