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martedì 27 aprile 2021

SERENA ALTAVILLA PRESENTA "MORSA" A RISERVA INDIE - INTERVISTA A CURA DI MAURIZIO CASTAGNA E OLIVIERO GERVASO




E' uscito "Morsa", il primo disco solista di Serena Altavilla, uno dei personaggi più carismatici della scena indie italiana. Questa l'intervista per Riserva Indie a cura di Maurizio Castagna e Oliviero Gervaso.


Ciao Serena e grazie per la tua disponibilità. Partiamo da "Morsa" il tuo primo disco solista uscito in questi giorni per Black Candy. Come è nato il progetto? Avevi già le canzoni in un cassetto? C'è un concetto dietro i dieci brani dell’album?

Il progetto ha iniziato a svilupparsi due anni fa, rimestando tra degli appunti ho trovato una scintilla che mi ha guidato innanzi tutto verso dei provini in gramelot che questa volta cercava e si appoggiava sull’italiano più o meno. A quel punto ho chiesto aiuto a Patrizio Gioffredi, un amico regista e paroliere; abbiamo sviluppato i testi, gli ho raccontato le immagini, i colori, le atmosfere e dopo poco erano pronti i provini. Li ho osservati per un po’, forse anche provato a dimenticarmene, ma il tarlo c’era e allora ho preso coraggio. É stato poi Enrico Gabrielli a intuire che Marco Giudici era il produttore giusto per queste canzoni e così dall’estate del 2019 ho fatto avanti e indietro finché è stato possibile, per andare a Milano in studio a lavorare fianco a fianco con Marco Giudici.

Il disco sembra essere molto personale, sia musicalmente che nei contenuti. E' una mia impressione o i grandi personaggi coinvolti nel progetto, Fabio Rondanini, Enrico Gabrielli, Marco Giudici "Any Other", per citarne alcuni, si sono limitati a "smussare gli angoli" senza snaturare il tuo lavoro?

Tutte le persone che hanno partecipato, hanno abbracciato in grande libertà le canzoni e Marco ha fatto davvero un lavoro incredibile nel gestire e guidare tutti i contributi preziosi che sono nel disco, ha davvero colto ogni mia intenzione. L’idea centrale era a fuoco ed è stata un traino, è successo tutto molto fluidamente, la geometria dei paesaggi è stata totalmente creata dall’unione dei musicisti ma non c’era da smussare, piuttosto da dipingere.

Avendo fatto parte e collaborato con numerosi progetti, c’è stata una continuità col passato nell’approcciarsi all’esperienza solista a livello di metodologie di lavoro, processo creativo ecc, oppure c'era la volontà di ripartire da zero con nuovi stimoli e impulsi?

Decisamente una voglia e una curiosità lancinante di vedere l’effetto che mi faceva fare un’esperienza come questa. Volevo che fosse diversa. Volevo starmene da sola con Marco a confrontarmi su tutto. Ogni disco che ho fatto ha storie diverse e diventano ricordi di profonda immersione con se stessi e con gli altri.

"Morsa" si può collocare all'interno di quella canzone d'autore molto "contaminata" che rimanda a personaggi come Mara Redeghieri e Cristina Donà. Come ti trovi in questo ambito più istituzionale e meno alternativo?

Un ambito istituzionale è tutta un’altra cosa, faccio fatica anche a confrontarmi con la parola. Dopodiché hai nominato due autrici e due voci che mi piacciono moltissimo.



Come hai vissuto questa pandemia? Il fatto di dover vivere, come tutti, in isolamento forzato ha influito sul disco?

Il lockdown ha spostato ritardato slittato e fatto inciampare tutto e tutti, ma il cuore del disco lo sento incollocabile nel tempo, è e non è una parte di me. Per fortuna eravamo riusciti a registrare e raccogliere tutti i contributi prima della pandemia, quindi il grosso del disco era stato fatto, da lì abbiamo lavorato a distanza fino all’estate, ammutoliti da quello che stava succedendo. Ho ascoltato i primi mix in quel silenzio terrificante di marzo e aprile ed è stato forte, pensare al disco mi ha tenuto un pochino più salda in dei giorni, altri giorni erano inesistenti, fatti tutti di nebbia.

La scena che esprimeva eccellenze come Baby Blue, Solki, Blue Willa sembra essere sempre più in affanno e non solo per colpa delle restrizioni di questo ultimo anno. Dalle nostre parti hanno chiuso realtà come Tagomago, Bar Pepper e Btomic di Jacopo Benassi, che tra l'altro ha curato anche la copertina di "Morsa". Nel circuito che si è dato i gradi di "alternativo" sopravvivono grandi club che propongono quella sorta di indie mainstream di cui abbiamo visto un "Bignami" a Sanremo e poi dj set anni '80 in coda di serata... Come mai l'Italia, al contrario di altre realtà all'estero, ha così difficoltà a sostenere un circuito di locali che esprima davvero le novità e il coraggio nel mondo dell'arte e non solo musicale?

Non lo so il perché di una tale mancanza di sostegno è un peccato, in Italia ci sono talenti straordinari, se pensi alle persone che hanno contribuito alla realizzazione di Morsa, sono una fotografia di una parte del panorama musicale, fotografico, grafico italiano ed è un’immagine bellissima. Ma c’è la crisi e si possono fare sempre meno cose.  La mia vita ruota intorno al canto da sempre, cercando di organizzarmi con altri lavori, reinvestendo sempre tutto nella musica, ho sempre e solo voluto cantare e viaggiare grazie al canto anche se l’epoca era questa.

Spotify e derivati dettano l'agenda delle uscite con la dittatura delle playlist che portano a un fiorire di singoli poi raccolti in un album. "Morsa" ha seguito un lancio più tradizionale con un singolo e poi il disco completo, anche fisico, a disposizione. E' un po' umiliante per l'artista dover frammentare un disco per venire incontro alle esigenze del pubblico di una piattaforma svedese che magari paga le tasse in un atollo fuori dalle acque territoriali?

Nel mio caso sarebbe stata una scelta sbagliata, è un disco unito, ogni canzone dipende dall’altra e conduce all’altra. Il disco è tutto un percorso che da "Nenia" arriva a "Quaggiù" e sono tutti step fondamentali. Lo streaming è troppo comodo per farne a meno ormai, anche io ascolto la musica su internet e voglio esserci perché la cosa a cui tengo di più alla fine è poter fare ascoltare la mia musica e la vita è una. Allo stesso tempo ha smembrato e disperso con sé ascolti, tutele, attenzione e anche una certa cura che c’è in uno scambio come quello che si crea tra ascoltatore e musicista.

Il problema della posizione minoritaria e subalterna delle donne anche nella musica (non solo in Italia) è un tema spesso dibattuto ma almeno in apparenza non si registrano sostanziali passi in avanti. Come hai vissuto questa situazione nel corso della tua carriera e ritieni vi sia qualcosa in particolare che donne e uomini dovrebbero/potrebbero fare per cercare di appianare finalmente il divario?

Penso che sarebbe bellissimo smettere di definirci sulla base di ogni piccola o grande differenza. La puoi mettere come vuoi e ma siamo tutti tutti tutti uguali, esseri umani ed è banale dirlo ma va detto e ridetto e ridetto mille volte, esseri umani, fonti di empatia, compassione e collaborazione. La collettività è un luogo reale da curare ci abbiamo tutti da guadagnare. Secondo me è giusto farsi tante domande e mettersi in discussione il più possibile e magari piano piano vederci negli occhi dell’altro per davvero, perché ci siamo!

Una decina d’anni fa, a Firenze e dintorni si provò a lanciare una sorta di “next wave”, sulla falsariga dei gruppi che negli Ottanta avevano reso la città uno dei principali luoghi di snodo della musica indipendente italiana. Com’è attualmente la situazione (al netto dei problemi pandemici)? Esiste un sufficiente interesse tra pubblico e addetti ai lavori per tenere in piedi un qualche tipo di scena?

C’erano molte band italiane bellissime negli anni '10 ma in tutta Italia, per cui parlerei forse di scena italiana. Io cerco di fare quello mi interessa e di farlo bene, su come si muove il panorama dei locali non so che dire; è difficile comunque non considerare la pandemia, da un anno e passa che non può succedere nulla, le scene sono vuote, sono sospese. Ma spero che stiano tramando nel silenzio.

Grazie Serena per la tua attenzione e prima di chiudere le classiche domande di rito. Dove si può trovare il tuo disco ed è previsto un tour appena le condizioni o permetteranno?

Grazie a voi! Sì, del tour si occuperà Kashmir music e non vedo l’ora! Sarà un live in duo, pensato per essere ascoltato in quest’estate dalle trame larghe. Il disco si trova sia fisico che digitale sul sito di Black Candy Produzioni e nei vari store online tipo Amazon o ibs.


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