lunedì 4 gennaio 2021

"L'ULTIMO DISCO DEI CURE" E LA FINE DEI VENT'ANNI - INTERVISTA A MASSIMILIANO NUZZOLO A CURA DI MAURIZIO CASTAGNA


Questo è un romanzo di musica e passioni che per colonna sonora ha le canzoni di Robert Smith e The Cure, dei Joy Division, dei Jesus and Mary Chain. Un romanzo che parla del difficile passaggio dalla gioventù all’età adulta. Abbiamo intervistato Massimiliano Nuzzolo, autore de "L'ultimo disco dei Cure" per Arcana Edizioni.


Ciao Massimiliano e grazie per la tua disponibilità. Partiamo subito da "L'ultimo disco dei Cure", il tuo romanzo uscito recentemente per Arcana. Il libro affronta la "crisi dei 30 anni" attraverso le storie di alcuni personaggi. Come mai la voglia di affrontare la crisi dei 30 e come hai avuto l'ispirazione per i libro?

Ciao, grazie a te e a voi. È importante precisare che questo è il mio fortunato romanzo d’esordio che torna finalmente in libreria dopo molte traversie grazie alla storica Arcana, casa editrice che ha sempre avuto un’attenzione particolare per la musica. Venendo al tema del libro, la crisi dei trent’anni… sostanzialmente perché quell’età è sociologicamente uno spartiacque. Fior di pubblicazioni scientifiche, studi, ecc. potranno confermarti la cosa. Inoltre a mio avviso in Italia rappresenta una età particolarmente significativa per chi la vive. È una fase di passaggio con i suoi riti (probabilmente i nostri genitori l’hanno vissuta a 20/25, i nostri nonni a 18…). Definendo la cosa con poche essenziali parole: è l’età in cui si dovrebbe definitivamente diventare “grandi”. Anche se sappiamo bene che la scienza e la psicologia, e a volte la vita stessa, spesso inciampano… L’ispirazione è dovuta alla mia grande passione per la musica e in particolare ai Cure, band che amo da quando ero poco più che un bambino. Tanto tempo fa Robert Smith dichiarò in un’intervista che l’album di cui stava parlando sarebbe stato l’ultimo… la frase mi è rimasta impressa. Anche perché il leader dei Cure l’ha ripetuta varie volte negli anni e per altri dischi. Ho iniziato a interrogarmi sulla cosa e a sviluppare un personaggio che come me aveva sentito quelle parole, e insieme a lui la sua “storia” fatta di emozioni, viaggi, incontri, morte, amore, crescita. A farla riecheggiare dentro sulle note dei Cure.

Il libro è anche un piccolo scrigno di un mondo che sembra non esistere più. I poster di "Rockstar" alle pareti della propria cameretta, i cd, il rito del viaggio per andare a vedere un concerto. La musica è in crisi anche perché ha perso i suoi "riti"?

Certamente. Uno scrigno fatto di ricordi e di oggetti “sacri”. Se pensi agli oggetti feticcio come un disco che tutti abbiamo posato sul piatto dell’impianto hi-fi dopo averlo tolto dalla busta, alla copertina che per certo avrai rigirato tra le mani… il rito di leggere fino all’ultima piccolissima parola stampata là sopra o nel foglio che stava dentro, quello con i testi, ascoltando il disco, e poi i cd, stesso rituale anche se con una cover davvero troppo piccola ma con preziosi booklet all’interno e un suono sublime... tutto praticamente sparito. I poster chi li ricorda più? Proprio l’altro giorno sono sceso in garage per cercare delle cose nei miei infiniti scatoloni ed ho ritrovato il famoso poster di Robert Smith con camicia azzurra, quello staccato da Rockstar… che ormai non esiste più e con lui altre testate musicali… I locali chiudono. Oggi la musica live è al collasso (non è stato il coronavirus a bloccare tutto, purtroppo la crisi è iniziata molto prima). Abbiamo perso l’approccio alla musica, il tutto sacrificato a una fruizione orizzontale, puro consumo istantaneo. Alcuni amici che studiano il fenomeno mi hanno raccontato che i ragazzini non suonano più la chitarra, vogliono fare i dj o i trapper… non sono quindi più necessari gli strumenti musicali… follia. Io da bambino volevo pestare sulla batteria e distruggere i timpani di tutti con chitarra e distorsore… Ora ascolti milioni di brani in un dispositivo miniaturizzato: fantastico ma anonimo, spesso non sai e non hai il tempo di scoprire chi li canta, che copertina ha ciò che ascolti, ecc. Una volta, ma nemmeno troppo tempo fa, avevi dei passaggi obbligati: prima ascoltavi un brano in radio o a un concerto, poi cercavi il disco tra gli amici, magari te lo facevi registrare o masterizzare; altrimenti andavi in un negozio di dischi specializzato (ricordi la fatica per reperire i dischi indipendenti?) e spesso eri costretto a ordinarlo. Una vera conquista. Una scelta. Vero amore. Nel mio hard disk in questo momento avrò almeno quattromila lavori di band più o meno famose, vecchie e nuove, e sono semplici file dentro cartelle… dati… numeri… che c’entrano con la Musica?


Qual è secondo te il momento in cui una persona perde l'innocenza e entra nell'età adulta?

Ti ho risposto sopra, ma secondo me non esiste un periodo uguale per tutti. Certo arrivare a una certa età e fare ancora i pischelli suona un po’ stonato, ma se parliamo di rock credo si faccia eccezione: le passioni durano per tutta la vita. Letterariamente parlando non capivo Pavese da bambino perché non avevo ancora fatto l’amore con una donna né mai bevuto un bicchiere di vino… Non so se riesco a rendere l’idea, ma è più o meno questa la perdita dell’innocenza, per ognuno di noi avviene in modo diverso.

Nel libro i personaggi si ritrovano al mitico "Velvet", locale storico che oggi non esiste più. Si è perso un po' anche quel senso di appartenenza esisteva per il solo fatto di frequentare un locale, un centro sociale o una discoteca sul lungomare di Rimini?

Di sicuro. I luoghi erano importantissimi. Non solo per l’appartenenza, ma spesso perché creavano dei veri e propri mondi, delle frequentazioni, degli amori, facevano nascere grandi amicizie, band, ecc. e in certi periodi creavano pure mode e modi. Ora, da quanto mi riportano, i ragazzi si trovano nei centri commerciali… Aggiungo che nel romanzo “L’ultimo disco dei Cure” Rimini è particolarmente importante come luogo deputato alla vacanza della middle class italiana e il Velvet è storia, ho ancora le maglie con il logo inconfondibile. Il tutto poi è un sincero omaggio a Tondelli che ha narrato certi luoghi e ha scritto di musica.

A un certo punto del libro i due protagonisti catalogano la gioventù di Mestre, città da dove partono. Tu a quale "tribù" senti di appartenere?

Magari fosse possibile appartenere a una tribù, mi sarei sentito e mi sentirei meno solo. È difficile avere gusti “indipendenti” in una città sacrificata al commercio e al turismo. Quand’ero piccolo eravamo in pochi a leggere certi autori, ascoltare certa musica, cercare di fare arte, ecc. Proprio ora che le possibilità si sono ampliate, se ci pensi, ai ragazzi pare non interessino più la musica, la lettura, ecc. Se proprio devo inserirmi in una tribù mi metto in quella di chi osserva dal bordo con una certa attenzione, augurandomi di mantenere sempre la calma e di dire cose sensate.



Per quanto mi riguarda ricordo ancora quella emozione forte che ci si portava dentro nei giorni precedenti a un concerto di quel gruppo di cui magari avevo letto la recensione su "Rumore" e guardato il video su Mtv. C'era la voglia di esserci. Quelle emozioni si possono trasferire sulla rete?

Quell’emozione che ti rendeva febbricitante fino all’apertura dei cancelli e ti stampava quello strano sorriso elettrico in faccia… era bellissimo. Io ho iniziato con Rockerilla. Conservo ancora i numeri in garage… Poi Rockstar... Rocksound dell’amico Daniel Marcoccia con le compilation… Sì, penso si possano trasferire tutte queste emozioni, tenendo ben lontano l’aspetto puramente commerciale che pare sia alla base di tutto in questi anni; gli spot hanno sostituito la scoperta e quella sorta di innamoramento dovuto a mille motivi esistenziali, quell’entrare in sintonia... A mio avviso è importante, quasi vitale, il tuo lavoro come conduttore radiofonico e recensore, il mio come scrittore e osservatore e quello di molti altri, giornalisti, musicisti, artisti, che dentro ciò che fanno mettono passione ma pure capacità. Soltanto la passione e la competenza possono coinvolgere realmente e spontaneamente, appassionare a loro volta. Non è una cosa che può essere inculcata come fa la pubblicità (nemmeno se martelli un milione di volte un libro o un disco diventeranno belli… e pare che non se ne rendano conto…). È una trasmissione “chimica”, sensoriale, io stesso l’ho “subita”, come un contagio che avviene, ma non per tutti, solo per chi si lascia toccare da certe emozioni, le assimila, grazie a una scintilla, magari innescata con l’ascolto di un brano alla radio, dalla voce di uno speaker che racconta un aneddoto, di un recensore che coglie l’essenza di una canzone, dalla lettura di un romanzo… Messa in questi termini abbiamo grandi responsabilità per trasmettere ciò che abbiamo imparato e amato.


Il libro ha molte citazioni musicali (Joy Division, Smiths, BluVertigo, Mansun...). Sono tutti artisti, chi più chi meno, che hanno fatto la storia. Ci sono cantanti o band che oggi che secondo te possono avere lo stesso impatto emotivo sulle nuove generazioni?

Domanda assai complessa. Probabilmente siamo troppo vicini e dentro per poter percepire realmente cosa resterà. Di certo sono cambiate tante cose. Proprio per la fruizione immediata e semplificata di cui parlavamo prima molto andrà bruciato all’istante, il tempo di una stagione o due. Inoltre troppi artisti sono totalmente emulativi e non propongono molto di nuovo. In questo periodo sto “riscoprendo” il rock e a mio avviso certe sonorità non moriranno mai. Ma non saprei davvero dirti quali artisti resteranno nella storia… Non so nemmeno se in un futuro avremo ancora la musica, tanto meno la storia (è una provocazione ovviamente).

Sei anche produttore musicale. Parlaci di questa esperienza e dei dischi che hai prodotto.

Intorno al 2003 insieme ai Soluzione e altri amici ideammo la Jost, un’associazione/etichetta/agenzia che faceva interagire le varie discipline tra loro (musica, libri, video, teatro, ecc.). Successivamente firmammo un contratto di distribuzione fisica con Audioglobe e per il digitale con un’altra società. Ho avuto il piacere di lavorare con svariate band indipendenti, a partire dai Soluzione e i Trans passando per i Kyrie, poi Jacopo Gobber, Retrolover, ecc. Probabilmente dimentico qualche artista e me ne scuso. Se cercate Jost Multimedia su Google o su iTunes troverete più o meno tutto il catalogo. Con “L’esperienza segna” dei Soluzione abbiamo fatto un grandissimo lavoro tra produzione, collaborazioni (Federico Fiumani dei Diaframma, Mao e Garbo), video d’autore che hanno partecipato a molti festival internazionali e vinto alcuni premi e molti live. Poi come in ogni vicenda ci sono state defezioni interne dovute a problemi vitali, trasferimenti, difficoltà di varia natura, pacchi clamorosi di major che non hanno onorato la parola, io stesso seriamente affaticato dal lavoro in Arci, libri e nuova vita e tutto è diventato più difficile. Resistiamo. Abbiamo un paio di lavori “pronti” dei Soluzione tra cui uno insieme al fu filosofo Sgalambro. E mi piacerebbe ripartire anche con nuovi artisti. Non è facile considerati i tempi. Ma chi si ferma è perduto.



Inevitabile la domanda su cosa ne pensi dell'ultimo disco dei Cure ("4:13" se non vado errato) e a quale loro disco sei più affezionato e perché?

Parto dai dischi a cui sono sinceramente affezionato. Faith. Perché è il disco che amo sopra tutto, per sonorità, tematiche, e come sai all’inizio del romanzo cito una delle canzoni contenute in questo disco. The head on the door. Che è il disco che ho vissuto maggiormente (mio, nel senso che è uscito e l’ho comprato e l’ho consumato con gli ascolti…). Disintegration. Perché è un disco eccezionale, rimarrà nella storia della musica. Ovviamente ogni disco dei Cure è importante per me. 4.13 Dream… tredicesimo album della band. Sai che per me fan e critica lo rivaluteranno in futuro? È un disco di passaggio, un ritorno alla chitarra più “sporca”, un po’ di elettronica, probabilmente un tentativo di coniugare il passato e un nuovo approccio dovuto all’esperienza Geffen e alle band americane frequentate in quel periodo... Vado a cercarlo. Mi hai fatto venire voglia di riascoltarlo. L’ultimo disco dei Cure? Deve ancora arrivare… Abbiamo tanto tempo ancora per parlarne.

Grazie per la tua attenzione e ovviamente vogliamo sapere come acquistare il libro e come contattarti sui social e dove.

Grazie a te e a voi e di cuore. Purtroppo a causa dell’emergenza coronavirus abbiamo annullato il tour nazionale, quindi nessuna presentazione, ma è possibile trovare il libro sia nelle librerie (che dovrebbero via via riaprire), sia in rete, a partire dal sito di Arcana, Amazon, Lafeltrinelli, Libraccio, eBay, ecc. Nel libro trovate il mio indirizzo mail, ma potete rintracciarmi pure su Fb, Twitter, Linkedin. Maggiori informazioni su di me, i libri, le produzioni a questi indirizzi: jostmultimedia.wordpress.com e lultimodiscodeicure.wordpress.com. Altrimenti, emergenza permettendo, fate un salto a casa mia, vi offrirò un assaggio di buona musica e buoni libri (tra cui mi permetto di ricordare anche il mio recente romanzo “La verità dei topi” pubblicato da Les flaneurs, piccola casa editrice di Bari) e perché no, un calice di buon vino.

PS: Non ti manca Myspace?

Un po’, ma più per l’aspetto “professionale” e per l’estetica (era davvero una bella piattaforma). Ti racconto un aneddoto. Non l’ho più utilizzato quando ho perso la password (tenevo tutto nel vecchio pc, insieme a romanzi, racconti, master, ecc. ed è andato letteralmente a fuoco… ho salvato il salvabile, ma tra le cose perse c’era pure la password di Myspace… l’ho visto come un segno). Quindi lo ricordo come un bel momento della mia storia artistica con tante amicizie e rimane lì tra i miei ricordi. Inoltre in questo periodo non ho quasi tempo per postare su Fb… avrei bisogno di un social manager che lo facesse al posto mio… Così potrei ascoltare un po’ di dischi e leggere un po’ di libri in tutta tranquillità.

Intervista a cura di Maurizio Castagna


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