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lunedì 18 febbraio 2019

I "SALOTTI" CONTRO PIÙ MUSICA ITALIANA IN RADIO PER LEGGE (SEMPRE CHE NON LO PROPONGANO "LORO") - TESTO DI GIACOMO DE ROSA


Sulla proposta del deputato Alessandro Morelli di "imporre" una rotazione maggiore per la musica italiana rispetto a quella, molto spesso di bassa "lega", proposta principalmente dai grossi network radiofonici, ospitiamo l'intervento di Giacomo De Rosa, musicista e profondo conoscitore del panorama musicale italiano.



Da vent'anni sento dire da musicisti e appassionati di musica che bisognerebbe fare come in Francia, dove una legge del 1994 obbliga le emittenti radio a inserire nei palinsesti almeno il 35% di musica francese (inizialmente era il 40, ma dal 2016 la percentuale è stata abbassata in cambio dell'obbligo a trasmettere più musica francese recente). Ora, finalmente arriva una proposta di legge in questo senso, che non solo prevede una quota minima per la musica italiana, ma addirittura per la musica italiana indipendente. Insomma, un'autentica manna dal cielo per tutte quelle piccole produzioni che non possono competere con le major per via del costo degli spazi radio. Per chi non lo sa, infatti, gli spazi nelle radio commerciali sono venduti a peso d'oro e per questo motivo è del tutto impensabile per un artista autonomo o per una piccola etichetta accedervi. Questi soggetti sono invece costretti a sgomitare disperatamente per cercare di attirare l'attenzione tra giornali di provincia, webradio e piccoli eventi di settore. Una legge di questo genere, se ben scritta, potrebbe davvero portare una ventata d'aria fresca e consentire a tanti piccoli emergenti di trasformarsi, finalmente, in emersi - per il semplice fatto che darebbe loro la possibilità di guadagnare con la propria musica (scusate, venerati maestri, ci s'avrebbe da mangiare pure noi). C'è un però. Il però è che la proposta di legge l'ha fatta un leghista e dunque è automaticamente da etichettare come becera, retrograda, ignorante, oscurantista, dittatoriale, fascista e puzzona. Le critiche più forti, paradossalmente, le ho viste arrivare da quelli che ascoltano e promuovono da anni musica indipendente - ovvero coloro che dovrebbero essere in prima fila a sostenere un'idea di questo tipo. Ancora più surreale è che mi trovi a difenderla proprio io, che ascolto al 99% musica straniera perché quella italiana mi annoia. Un discorso diverso sarebbe andare a discutere nel merito, a sottolineare che la quota del 30% dovrebbe valere per le grandi radio commerciali e non per quelle piccole, locali o settoriali, perché equiparare chi fattura miliardi a chi lavora per passione è assurdo. Ma no, nessuno guarda al merito, perché la questione va affrontata solo dal punto di vista ideologico, anzi, politico, anzi, polemico. Voi vedetela come volete, ma a me, più del sovranismo, fa paura la sudditanza.


Giacomo De Rosa


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