Arriva quindi anche il
turno del Belpaese nell'ospitare la data dei Wolfmother e del loro Gypsy
Caravan Tour. Come ad ogni concerto che si rispetti il pubblico è in trepida
attesa del gruppo principale, tralasciando invece l'interessante realtà degli
Electric Citizen. La compagine di Cincinnati apre le danze con una fulminate
setlist di 45 minuti, fatta di chiarissimi rimandi ai vari Black Sabbath e
Mountain, veri e propri caposaldi del genere. Da segnalare la fantastica voce
della cantante capace di mettere a repentaglio le potenti pareti
dell'Alcatraz. Dopo lo stimolante show del gruppo americano arriva quindi il
momento di Stockdale e soci.
Si parte subito con il
pezzo che dà il nome all'ultimo lavoro della band, "Victorious". La band ha
ovviamente una chiara matrice Hard Rock, sia nell'attitudine sia nel sound. Sono
quindi pezzi come "Victorious", "That love that you give", "The simple life" e "Dead moon rising", ad essere appunto a loro agio in questo contesto. Tutto questo
sempre al netto di una sensazione che sinceramente anche un distratto
ascoltatore della band noterebbe, ovvero una chiara differenza tra la potenza
evocativa dei brani contenuti nel primo disco (praticamente suonato per intero)
e gli altri sopracitati. Di fatto la parte finale del concerto è un lungo
preludio al loro vero inno. Quella "Joker And The Thief" che trascina tutto il pubblico
in un delirio annunciato. Rimane la sensazione di aver assistito ad un concerto molto divertente. Probabilmente cercare l'originalità in progetti del genere significherebbe cercarla in
un sistema musicale che ha sempre dato e sempre darà dei chiari vincoli, uno di
questi comunque sta nel fatto che realtà come quella dei Wolfmother danno
sempre la sensazione che l'onestà artistica sia uno di quei fattori che in un
modo o nell'altro rimangono, e tutto sommato non sono neppure cosi reperibili.
Testo di Mattia Corsi
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