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mercoledì 9 dicembre 2015

Giovanni Truppi a Riserva Indie // Ecco l'intervista di Flavia prima del live al Theremin di Massa il 04-12-2015



Ecco l'intervista che Giovanni Truppi ha concesso a Riserva Indie in occasione del suo live al Theremin di Massa lo scorso 04 Dicembre.
 
Una cosa che mi aveva colpito, soprattutto nel tuo disco Il mondo è come te lo metti in testa, era che, secondo me, avevi un’attitudine molto punk alla musica, facevi un cantautorato piuttosto punk che è una realtà particolare specialmente in Italia. La domanda quindi è: sei un punk?
In realtà sicuramente quel disco aveva esattamente quell’attitudine punk, non tanto come collocazione musicale, a parte che non ho mai ascoltato troppo punk, ma poi credo che quel disco si collochi proprio dentro il cantautorato, seppur con delle differenze. 
Punk è stato il modo in cui è stato confezionato il disco, il modo in cui è stato prodotto, il che non vuol dire che è stato prodotto in una maniera punk, ma che si voleva che venisse fuori una certa crudezza.

In molti dicono di te che sei il nuovo cantautorato, senti un peso di questo essere per forza categorizzato come il nuovo che avanza?
Mi si conosceva molto di meno di quanto mi si conosca adesso, il fatto di essere nuovo lo considero semplicemente questo.

Visto che ti si conosce di più, suoni di più, da qualche anno ormai, com’è il tuo rapporto con il pubblico? Vivi un rapporto con il pubblico in maniera particolare?
Non so se è particolare, è difficile, è una componente talmente fondamentale di quello che uno fa ed è talmente variegata come componente, perché si tratta di persone che cambiano ogni volta, cambiano le persone, cambiano i luoghi, cambia quello che si crea in una serata, quindi il rapporto con un altro essere umano, sia intimo che non, può avere dei momenti diversi. In generale comunque mi piace molto avere un pubblico di fronte e cantargli delle cose.



Per la tua “Lettera a Papa Francesco I”, lo spunto letterario è “Lettere a nessuno” di Moresco, in quel caso la lettera era indirizzata a Ratzinger che era il papa vigente in quel momento. Ti volevo chiedere se la tua lettera fosse indirizzata a papa Francesco perché hai sentito la necessità di trasportare in musica quella che era la lettera a Ratzinger e quindi papa Francesco è stato conseguente, oppure c’è qualche altro motivo?
La prima che hai detto. La scrittura della canzone risale a molto tempo fa, non so quando è salito papa Francesco però era passato non troppo tempo quando ho iniziato a scrivere la canzone.
 
Un’altra cosa che volevo chiederti è sulla tua generazione, quella dei nati negli anni ’80, ultimamente si legge un po’ ovunque che tutto quello che fanno i trentenni, e parlo anche in altri ambiti artistici, lo facciano per una “questione generazionale” volevo sapere se ti senti addosso un certo “peso generazionale” o quando scrivi, scrivi semplicemente ciò che ti senti di dire?
No, non sento il fattore generazionale, tra l’altro la cosa generazionale mi interessa molto relativamente, credo che le cose che mi piacciono di più sono quelle che in realtà possono entrare in sintonia con persone di generazioni di persone diverse, se no tu parli e diventa anche un po’ meno interessante quello che scrivi.

Nella tua canzone 19 Gennaio dici “che banalità tutte queste cose che pensavamo fossero solo nostre alla fine le vivono, le piangono sentendosi tra l’altro unici diecimila altre coppie di cazzoni” quando  una persona scrive una canzone e il pubblico risponde molto positivamente, che la sente molto sua, ma che è una canzone d’amore scritta per una determinata persona o per una determinata situazione, che effetto fa vedere che anche tante altre persone che probabilmente non hanno niente in comune a te, provano le stesse cose che hai provato tu?
Mi fa piacere. Mi fa piacere essere riuscito a entrare in sintonia con persone diverse da me e a volte, quando magari capita che parlo di cose che per me sono molto intime, è una sensazione molto strana. A volte è anche buffo il fatto che per delle altre persone le cose mie, intime, possano essere interessanti o ci si possano riconoscere, ma è sempre piacevole comunque in realtà.

Se tu potessi rinascere, vorresti rinascere donna?
Non lo so, cioè sicuramente mi interesserebbe, però mi interesserebbe rinascere anche altre cose, è una delle cose.

L’ultima domanda che ti volevo fare è su Napoli, ci sono canzoni come Conversazione con Marco sui destini dell’umanità in cui si sente molto che sei napoletano, anche solo per il modo stesso di parlare. Napoli, essere napoletano, quanto entra nella canzone che scrivi?
Per me molto, anche se in realtà credo che si senta che sono napoletano, ma che sia una parte relativa del pacchetto Giovanni Truppi. Per me è molto importante, ma ogni volta che ci penso mi riconfermo sempre il fatto che sono contento di essermi formato a Napoli perché sono contento di avere lo sguardo sul mondo che Napoli mi ha insegnato ad avere, per quanto sono riuscito ad acchiappare.


Intervista di Flavia

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