Ecco un estratto (da me spudoratamente copia-incollato) dalla lunga intervista a Stefano Giaccone fatta da Elio Bussolino e pubblicata su ROCKERILLA, vi invito a leggervi la versione completa e cartacea!
In fondo pagina invece potrete ascoltare l'intervista (e mini- Live) a Stefano, registrata da noi a Riserva Indie circa un anno fa!
"Da diversi anni ormai la sua vita
continua a rimbalzare tra l’Italia e il
Galles, cosi che per parlare del suo ultimo lavoro, Aria
di festa, album interamente registrato sul
finire
dell’estate dello scorso anno
nella città in cui Stefano Giaccone è cresciuto e dove si è guadagnato il rispetto
che si deve ad un autentico e sincero protagonista della cultura alternativa sabauda e nazionale, ci siamo messi in attesa di una sua chiamata serale da oltremanica, dove da qualche mese é tornato a risiedere, dividendo la
sua settimana lavorativa tra un negozio
di dischi e una libreria.
Stavolta ho tatto un trasloco in piena
regola — confessa - e, se non proprio in via definitiva,conto
di rimanere piuttosto a lungo lontano dall'Italia. Perché?
Per ragioni di lavoro e per stare
vicino ai miei figli, che erano rimasti a vivere qui dopo la
separazione da mia moglie.
Oggi non ci sono concrete opportunità
di lavoro in Italia. Anche se negli ultimi cinque anni che
vi ho trascorso - due in Sardegna per curare il progetto
Nostos, altrettanti a Cuneo per seguire e produrre con gli
Airportman lo spettacolo Modern, e infine a Torino —
ero occupato quasi ogni sera della settimana. II problema
e che non riuscivo a tirar su un quattrino. Ormai, a parte i
grandi eventi finanziati per lo più da contributi pubblici, il
circuito intermedio di concerti e spettacoli e naufragato
quasi del tutto e si fatica letteralmente a mettere insieme un
pranzo ed una cena. E tanto meno se, come nel mio caso,
dovevo spesso mettermi in viaggio per rivedere i miei figli...
Partire e stata una
decisione sofferta, ma in tutta
franchezza non ho rimpianti. Se non giusto per le tante persone che
hanno continuato a starmi vicine negli anni e con le
quali ho condiviso alcuni dei momenti più belli della mia vita.
E poi, dopo il mio ultimo giro di concerti, avevo già maturato
l‘idea di ritirarmi dalla scena pubblica: in questo disco ci sono
entrambi i miei figli e questo ha chiuso un po’ il cerchio,
e ora di pensare anche ad altro.
Il mio nuovo album mostra in ogni caso
un’impronta torinese molto marcata, non fosse che
per le persone di cui ti sei circondato per
realizzarlo. (..)
In effetti non posso e nemmeno voglio
recidere i miei Legami con la città: io vengo da li e ne sono
orgoglioso. Torino è la città che sotto il profilo della
cultura, della politica, dell‘intelligenza, della solidarietà,
dell’arte, ha prodotto risultati straordinari. Salvo poi
sciuparli o sminuirli per sostanziale incapacità di promuoverli
e valorizzarti.
Torino ce l’ho nel sangue: tutta la mia
famiglia ha lavorato alla Fiat, io sono nato a
Los Angeles per "colpa"
della Fiat, è la città del Toro, quella dei Franti.
Aria di festa ha una componente
familiare molto intima: dal coinvolgimento nelle
registrazioni dei tuoi due figli al testo di Quante belle canzoni,
brano dedicato a tuo padre. Questa è la prima volta che
la tua - diciamo così - consanguineità assume un tale
rilievo in un tuo album.
E vero: fotografa la fase attuale della
mia esistenza. (...) Ho pensato di rimetterla in circolazione anche in
memoria di mio padre scomparso cinque anni fa. Tra
l’altro a ribadire il momento di passaggio tra generazioni in
questa raccolta ne La stanza vecchia c'è anche
la presenza alla chitarra di Jacopo, il figlio di Gianluca Della
Torca, che ha giusto un anno più del mio. Non nascondo come
tutto questo sia stato motivo di commozione e
divertimento per noi papà, il segno più tangibile del
tempo che passa e della necessità di cominciare a vedere la
vita con altri occhi.(...)
Non trovi che, dati gli argomenti e
gli umori di questo disco, il titolo sia quanto meno
fuorviante? Che cosa te I’ha suggerito?
Potrà anche suonare strano o ridicolo,
ma secondo me questo e il disco più upbeat che abbia
mai registrato. Ogni tanto ci sono persino degli accordi
maggiori, non tanti, ma
certamente molti di più della mia
solita media. Il titolo è tratto dall’omonimo brano registrato con il
gruppo di Mario Congiu e pubblicato su una compilazione
tributo al giudice Peppino
Impastato curata dal Manifesto. Ne
abbiamo conservato solo il titolo per contrasto con la
foto di copertina un’istantanea scattata a mio figlio
Dante corrucciato perché gli era appena stato negato un gelato.
Negli ultimi tre—quattro anni sei
stato più impegnato in progetti teatrali e letterari che
non musicali. Avevi forse perso interesse per questa forma di
espressione?
Direi di si. Credo che il punk abbia
rappresentato l’ultimo momento in cui la musica ha avuto un
ruolo centrale almeno per una porzione significativa della
gioventu occidentale.
Io stesso posso affermare che a dare
una svolta decisiva alla mia vita sono stati tre dischi che
ho comprato dopo un’infinita full immersion nel jazz
piu radicale: The Scream
di Siouxsie And The Banshees,
Entertainment dei Gang Of Four e The Modern Dance dei Pere Ubu. E
giusto quel che vogliamo mettere in rilievo insieme al
collettivo Canibastardi
in un libro che contiamo di pubblicare
intorno alla primavera del prossimo anno. Di fatto, anche i
movimenti anti-global da Seattle in poi non hanno prodotto ne
un genera ne una
canzone nella quale si identifichi una
generazione, qualcosa che si avvicini pur approssimativamente
a ciò che Blowin’ In The Wind ha significato per i
giovani che protestavano contro la guerra in Vietnam.
Hai dedicato questo disco alla Saint
John Coltrane Church di San Francisco: come questo
si concilia con il tuo spirito laico e libertario?
Grazia a Dio. ..resto un ateo
convinto, ma fin da ragazzo credo nei santi. Non in quelli della
Chiesa, ma sono sempre stato dell’avviso che su questo
pianeta abbia vissuto un
numero molto limitato di persone che
non si sono limitate ad occuparsi sempre e soltanto dei
cazzi loro. Ebbene, John Coltrane è stata una di quelle persone
e a lui, cosi come alla
Chiesa che ne porta il nome, vanno
tutta la mia stima e il mio sostegno. "
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