METAROCK 2012: partenza (con polemiche) dei Negrita
Partenza con molte polemiche del Metarock 2012 Sabato scorso a Pisa . Ecco il report di Francesca Gabriellini di Radio Eco su quello che è successo prima e durante il concerto dei Negrita
"Nervosismo agonistico”: è con questa espressione che mi piacerebbe
riassumere quella che è stata la prima serata della ricca kermesse di
Metarock 2012, già messa a rischio dal maltempo e non risparmiata dai
malumori della headliner band aretina.
Occorre premettere che a un’ora dall’inizio ufficiale del concerto
erano evidenti i segni di un buon margine di ritardo nella
predisposizione del palco e della strumentazione, difatti i tecnici si
affannavano non poco e già si vociferava di alcuni problemi di natura
tecnica sopravvenuti nel tardo pomeriggio, ma niente che non sia noto ai
frequentatori di eventi musicali, che affrontano anche le più lunghe
attese trangugiando costose birre medie.
Intorno alle 22:00 ecco Pau, cantante e leader dei Negrita,
affacciarsi sul palco per dare al pubblico un assaggio di quello che
sarebbe stato lo spettacolo, a detta sua uno show limitato nelle reali
potenzialità da un palco troppo piccolo, incapace di ospitare i due
camion colmi di apparecchiatura che avevano al seguito, e da
un’organizzazione “che non ha dato proprio il massimo”. Pau domanda a gran voce a tutti gli intervenuti se hanno intenzione di
accontentarsi di una performance mediocre, ricevendo ovviamente le grida
di approvazione da tutto il parco della Cittadella.
Mezz’ora dopo i Negrita salgono sul palco e per le due ore circa
seguenti lo show rimane ingessato, costantemente venato della tensione
degli artisti, che non interagiscono col pubblico se non per ammonire la
poca verve di quest’ultimo, che riprendono in almeno tre occasioni il
tema della disorganizzazione, coltivando uno scorbutico e ansiogeno leit
motiv della “giornata di merda che abbiamo passato” capace di produrre
disaffezione e delusione tra gli astanti, almeno tra quelli che mi
circondavano.
I brani proposti dal gruppo spaziano dai vecchi ai nuovi lavori,
raggiungendo anche picchi notevoli di carica e empatia con la folla,
danzante nonostante i rimproveri di staticità, come nel caso di “Radio
Conga”, “Mama Maè” e “A modo mio”. Molto bella l’interpretazione di “Ho imparato a sognare”, l’armonica
suonata da Pau fa da controcanto “solido” al sassofono sintetico di
“Rotolando verso sud” e cominciano a spuntare le fiammelle degli
accendini. Non mancano le attesissime “Magnolia” e “Bambole”, sulle cui note un
bambino di non più di 4 anni, in piedi accanto a me, si scatena
furiosamente e mi guarda come per dirmi “non c’hai proprio capito niente
di come son bravi questi”. La band saluta la platea pisana augurando “Gioia Infinita” a dispetto di
un mondo che ce la fornisce a scadenza e per le ultime danze mi sciolgo
un pò anch’io.
Me ne torno a casa con amare considerazioni: i suoni erano stati
evidentemente poco curati, infatti erano continuamente “splittati” da
destra a sinistra, a creare quel senso di disorientamento di chi non
capisce da che parte gli arriva una voce; questo grosso difetto tecnico
ha penalizzato non poco gli strumentisti, i soli di chitarra sono usciti
confusi, lo scratch e tutta la parte di consolle poco definita.
Aldilà della reale bassa qualità del suono è proprio necessario
preannunciare un concerto al di sotto delle sue effettive potenzialità, a
demolire le aspettative degli astanti, che si trovano lì sotto a
aspettarti a prezzi non esattamente popolari? Non sarebbe forse stato indice di maggiore professionalità lanciarsi sul
palco dando il massimo e solo a fine concerto, eventualmente, dare voce
al senso di incompletezza che i musicisti potevano provare? E soprattutto, dopo decine di riferimenti più o meno diretti alla
suddetta disorganizzazione dello staff, gli spettatori, i fan più
accaniti sotto palco da ore in particolar modo, se li devono sudare così
tanto un pò di calore e empatia da parte del gruppo che hanno di
fronte?
Francesca Gabbriellini, redazione musicale Radio Eco
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